Concordanze nella Divina Commedia di Dante (beta)
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1. Inferno • Canto I
[15]
che m’avea di paura il cor compunto,
[28]
Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso,
[35]
anzi ’mpediva tanto il mio cammino,
[77]
perché non sali il dilettoso monte
2. Inferno • Canto II
[13]
Tu dici che di Silvïo il parente,
[24]
u’ siede il successor del maggior Piero.
[79]
tanto m’aggrada il tuo comandamento,
[81]
più non t’è uo’ ch’aprirmi il tuo talento.
[98]
e disse:—Or ha bisogno il tuo fedele
[120]
che del bel monte il corto andar ti tolse.
[136]
Tu m’hai con disiderio il cor disposto
3. Inferno • Canto III
[4]
Giustizia mosse il mio alto fattore;
[12]
per ch’io: «Maestro, il senso lor m’è duro».
[18]
c’hanno perduto il ben de l’intelletto».
[28]
facevano un tumulto, il qual s’aggira
[49]
Fama di loro il mondo esser non lassa;
[60]
che fece per viltade il gran rifiuto.
[67]
Elle rigavan lor di sangue il volto,
[115]
similemente il mal seme d’Adamo
4. Inferno • Canto IV
[14]
cominciò il poeta tutto smorto.
[51]
E quei che ’ntese il mio parlar coverto,
[139]
e vidi il buono accoglitor del quale,
[146]
però che sì mi caccia il lungo tema,
[147]
che molte volte al fatto il dir vien meno.
[149]
per altra via mi mena il savio duca,
5. Inferno • Canto V
[35]
quivi le strida, il compianto, il lamento;
[57]
per tòrre il biasmo in che era condotta.
[79]
Sì tosto come il vento a noi li piega,
[90]
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
[91]
se fosse amico il re de l’universo,
[110]
china’ il viso, e tanto il tenni basso,
[131]
quella lettura, e scolorocci il viso;
[133]
Quando leggemmo il disïato riso
6. Inferno • Canto VI
[22]
Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo,
[50]
d’invidia sì che già trabocca il sacco,
[58]
Io li rispuosi: «Ciacco, il tuo affanno
[108]
più senta il bene, e così la doglienza.
[115]
quivi trovammo Pluto, il gran nemico.
7. Inferno • Canto VII
[48]
in cui usa avarizia il suo soperchio».
[87]
suo regno come il loro li altri dèi.
[100]
Noi ricidemmo il cerchio a l’altra riva
8. Inferno • Canto VIII
[6]
tanto ch’a pena il potea l’occhio tòrre.
[21]
più non ci avrai che sol passando il loto».
[64]
Quivi il lasciammo, che più non ne narro;
[73]
fossero». Ed ei mi disse: «Il foco etterno
[80]
venimmo in parte dove il nocchier forte
[88]
Allor chiusero un poco il gran disdegno
9. Inferno • Canto IX
[2]
veggendo il duca mio tornare in volta,
[3]
più tosto dentro il suo novo ristrinse.
[13]
ma nondimen paura il suo dir dienne,
[21]
faccia il cammino alcun per qual io vado.
[49]
Con l’unghie si fendea ciascuna il petto;
[73]
Li occhi mi sciolse e disse: «Or drizza il nerbo
[95]
a cui non puote il fin mai esser mozzo,
[99]
ne porta ancor pelato il mento e ’l gozzo».
[115]
fanno i sepulcri tutt’ il loco varo,
10. Inferno • Canto X
[34]
Io avea già il mio viso nel suo fitto;
[65]
m’avean di costui già letto il nome;
[88]
Poi ch’ebbe sospirando il capo mosso,
[102]
cotanto ancor ne splende il sommo duce.
[131]
di quella il cui bell’ occhio tutto vede,
[132]
da lei saprai di tua vita il vïaggio».
[133]
Appresso mosse a man sinistra il piede:
[134]
lasciammo il muro e gimmo inver’ lo mezzo
11. Inferno • Canto XI
[11]
sì che s’ausi un poco in prima il senso
[28]
Di vïolenti il primo cerchio è tutto;
[71]
che mena il vento, e che batte la pioggia,
12. Inferno • Canto XII
[43]
più volte il mondo in caòsso converso;
[71]
è il gran Chirón, il qual nodrì Achille;
[111]
è Opizzo da Esti, il qual per vero
[115]
Poco più oltre il centauro s’affisse
[126]
e quindi fu del fosso il nostro passo.
13. Inferno • Canto XIII
[91]
Allor soffiò il tronco forte, e poi
14. Inferno • Canto XIV
[50]
ch’io domandava il mio duca di lui,
[61]
Allora il duca mio parlò di forza
[93]
di cui largito m’avëa il disio.
15. Inferno • Canto XV
[9]
anzi che Carentana il caldo senta:
[39]
sanz’ arrostarsi quando ’l foco il feggia.
[59]
veggendo il cielo a te così benigno,
[78]
fu fatto il nido di malizia tanta».
[79]
«Se fosse tutto pieno il mio dimando»,
[119]
Sieti raccomandato il mio Tesoro,
[122]
che corrono a Verona il drappo verde
16. Inferno • Canto XVI
[13]
A le lor grida il mio dottor s’attese;
[16]
E se non fosse il foco che saetta
[25]
così rotando, ciascuno il visaggio
[26]
drizzava a me, sì che ’n contraro il collo
[31]
la fama nostra il tuo animo pieghi
[70]
ché Guiglielmo Borsiere, il qual si duole
[80]
rispuoser tutti, «il satisfare altrui,
[122]
ciò ch’io attendo e che il tuo pensier sogna;
17. Inferno • Canto XVII
[61]
Poi, procedendo di mio sguardo il curro,
[79]
Trova’ il duca mio ch’era salito
[111]
gridando il padre a lui «Mala via tieni!»,
[118]
Io sentia già da la man destra il gorgo
18. Inferno • Canto XVIII
[3]
come la cerchia che dintorno il volge.
[9]
e ha distinto in dieci valli il fondo.
[63]
rècati a mente il nostro avaro seno».
[64]
Così parlando il percosse un demonio
[128]
mi disse, «il viso un poco più avante,
19. Inferno • Canto XIX
[28]
Qual suole il fiammeggiar de le cose unte
[104]
ché la vostra avarizia il mondo attrista,
[106]
Di voi pastor s’accorse il Vangelista,
[117]
che da te prese il primo ricco patre!».
[130]
Quivi soavemente spuose il carco,
21. Inferno • Canto XXI
[48]
gridar: «Qui non ha loco il Santo Volto!
22. Inferno • Canto XXII
[31]
I’ vidi, e anco il cor me n’accapriccia,
[59]
ma Barbariccia il chiuse con le braccia
[129]
e quei drizzò volando suso il petto:
23. Inferno • Canto XXIII
[40]
che prende il figlio e fugge e non s’arresta,
[81]
e poi secondo il suo passo procedi».
[121]
E a tal modo il socero si stenta
[145]
Appresso il duca a gran passi sen gì,
24. Inferno • Canto XXIV
[79]
Noi discendemmo il ponte da la testa
[84]
che la memoria il sangue ancor mi scipa.
[113]
per forza di demon ch’a terra il tira,
[121]
Lo duca il domandò poi chi ello era;
25. Inferno • Canto XXV
[1]
Al fine de le sue parole il ladro
[12]
poi che ’n mal fare il seme tuo avanzi?
[48]
ché io che ’l vidi, a pena il mi consento.
[120]
per l’una parte e da l’altra il dipela,
[124]
Quel ch’era dritto, il trasse ver’ le tempie,
[130]
Quel che giacëa, il muso innanzi caccia,
26. Inferno • Canto XXVI
[60]
onde uscì de’ Romani il gentil seme.
[138]
e percosse del legno il primo canto.
[139]
Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
27. Inferno • Canto XXVII
[32]
quando il mio duca mi tentò di costa,
[47]
che fecer di Montagna il mal governo,
[50]
conduce il lïoncel dal nido bianco,
[52]
E quella cu’ il Savio bagna il fianco,
[65]
non tornò vivo alcun, s’i’ odo il vero,
[69]
e certo il creder mio venìa intero,
[70]
se non fosse il gran prete, a cui mal prenda!,
[78]
ch’al fine de la terra il suono uscie.
[135]
che cuopre ’l fosso in che si paga il fio
28. Inferno • Canto XXVIII
[15]
e l’altra il cui ossame ancor s’accoglie
[18]
dove sanz’ arme vinse il vecchio Alardo;
[21]
il modo de la nona bolgia sozzo.
[29]
guardommi e con le man s’aperse il petto,
[54]
per maraviglia, oblïando il martiro.
[56]
tu che forse vedra’ il sole in breve,
[97]
Questi, scacciato, il dubitar sommerse
[136]
Io feci il padre e ’l figlio in sé ribelli;
[140]
partito porto il mio cerebro, lasso!,
29. Inferno • Canto XXIX
[59]
fosse in Egina il popol tutto infermo,
[79]
come ciascun menava spesso il morso
30. Inferno • Canto XXX
[15]
sì che ’nsieme col regno il re fu casso,
[21]
tanto il dolor le fé la mente torta.
[30]
grattar li fece il ventre al fondo sodo.
[75]
per ch’io il corpo sù arso lasciai.
[104]
e mastro Adamo li percosse il volto
[108]
ho io il braccio a tal mestiere sciolto».
[115]
«S’io dissi falso, e tu falsasti il conio»,
[120]
«e sieti reo che tutto il mondo sallo!».
[124]
Allora il monetier: «Così si squarcia
31. Inferno • Canto XXXI
[7]
Noi demmo il dosso al misero vallone
[87]
dinanzi l’altro e dietro il braccio destro
32. Inferno • Canto XXXII
[4]
io premerei di mio concetto il suco
[10]
Ma quelle donne aiutino il mio verso
[12]
sì che dal fatto il dir non sia diverso.
[38]
da bocca il freddo, e da li occhi il cor tristo
[61]
non quelli a cui fu rotto il petto e l’ombra
[68]
sappi ch’i’ fu’ il Camiscion de’ Pazzi;
[93]
ch’io metta il nome tuo tra l’altre note».
[132]
che quei faceva il teschio e l’altre cose.
33. Inferno • Canto XXXIII
[29]
cacciando il lupo e ’ lupicini al monte
[57]
per quattro visi il mio aspetto stesso,
[99]
rïempion sotto ’l ciglio tutto il coppo.
[130]
come fec’ ïo, il corpo suo l’è tolto
[131]
da un demonio, che poscia il governa
[145]
che questi lasciò il diavolo in sua vece
34. Inferno • Canto XXXIV
[10]
Già era, e con paura il metto in metro,
[15]
altra, com’ arco, il volto a’ piè rinverte.
[18]
la creatura ch’ebbe il bel sembiante,
[20]
«Ecco Dite», dicendo, «ed ecco il loco
[58]
A quel dinanzi il mordere era nulla
[64]
De li altri due c’hanno il capo di sotto,
[70]
Com’ a lui piacque, il collo li avvinghiai;
[92]
la gente grossa il pensi, che non vede
[96]
e già il sole a mezza terza riede».
[105]
da sera a mane ha fatto il sol tragitto?».
35. Purgatorio • Canto I
[10]
seguitando il mio canto con quel suono
[57]
esser non puote il mio che a te si nieghi.
[108]
prendere il monte a più lieve salita».
[117]
conobbi il tremolar de la marina.
36. Purgatorio • Canto II
[27]
allor che ben conobbe il galeotto,
[43]
Da poppa stava il celestial nocchiero,
[49]
Poi fece il segno lor di santa croce;
[55]
Da tutte parti saettava il giorno
[119]
a le sue note; ed ecco il veglio onesto
37. Purgatorio • Canto III
[130]
Or le bagna la pioggia e move il vento
38. Purgatorio • Canto IV
[33]
e piedi e man volea il suol di sotto.
[48]
che da quel lato il poggio tutto gira.
[58]
Ben s’avvide il poeta ch’ïo stava
[64]
tu vedresti il Zodïaco rubecchio
[120]
da l’omero sinistro il carro mena?».
[130]
Prima convien che tanto il ciel m’aggiri
[136]
E già il poeta innanzi mi saliva,
39. Purgatorio • Canto V
[17]
sovra pensier, da sé dilunga il segno,
[48]
venian gridando, «un poco il passo queta.
[77]
quel da Esti il fé far, che m’avea in ira
[87]
con buona pïetate aiuta il mio!
[99]
fuggendo a piede e sanguinando il piano.
[111]
tosto che sale dove ’l freddo il coglie.
[113]
con lo ’ntelletto, e mosse il fummo e ’l vento
40. Purgatorio • Canto VI
[1]
Quando si parte il gioco de la zara,
[5]
qual va dinanzi, e qual di dietro il prende,
[88]
Che val perché ti racconciasse il freno
[132]
ma il popol tuo l’ha in sommo de la bocca.
[134]
ma il popol tuo solicito risponde
41. Purgatorio • Canto VII
[9]
Così rispuose allora il duca mio.
[43]
Ma vedi già come dichina il giorno,
[60]
mentre che l’orizzonte il dì tien chiuso».
[61]
Allora il mio segnor, quasi ammirando,
[69]
e là il novo giorno attenderemo».
[72]
là dove più ch’a mezzo muore il lembo.
[78]
come dal suo maggiore è vinto il meno.
[105]
morì fuggendo e disfiorando il giglio:
[106]
guardate là come si batte il petto!
[111]
e quindi viene il duol che sì li lancia.
[117]
ben andava il valor di vaso in vaso,
[130]
Vedete il re de la semplice vita
42. Purgatorio • Canto VIII
[1]
Era già l’ora che volge il disio
[2]
ai navicanti e ’ntenerisce il core
[6]
che paia il giorno pianger che si more;
[81]
com’ avria fatto il gallo di Gallura».
[94]
Com’ ei parlava, e Sordello a sé il trasse
[96]
e drizzò il dito perché ’n là guardasse.
[99]
forse qual diede ad Eva il cibo amaro.
[131]
che, perché il capo reo il mondo torca,
43. Purgatorio • Canto IX
[39]
là onde poi li Greci il dipartiro;
[43]
Dallato m’era solo il mio conforto,
[46]
«Non aver tema», disse il mio segnore;
[50]
vedi là il balzo che ’l chiude dintorno;
[84]
ch’io drizzava spesso il viso in vano.
[92]
ricominciò il cortese portinaio:
[97]
Era il secondo tinto più che perso,
[107]
mi trasse il duca mio, dicendo: «Chiedi
[137]
Tarpëa, come tolto le fu il buono
44. Purgatorio • Canto X
[18]
sù dove il monte in dietro si rauna,
[22]
Da la sua sponda, ove confina il vano,
[36]
ch’aperse il ciel del suo lungo divieto,
[74]
del roman principato, il cui valore
[92]
ch’i’ solva il mio dovere anzi ch’i’ mova:
[101]
mormorava il poeta, «molte genti:
45. Purgatorio • Canto XI
[39]
che secondo il disio vostro vi lievi,
[50]
con noi venite, e troverete il passo
[54]
onde portar convienmi il viso basso,
[75]
si torse sotto il peso che li ’mpaccia,
[88]
Di tal superbia qui si paga il fio;
[95]
tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,
[100]
Non è il mondan romore altro ch’un fiato
[105]
anzi che tu lasciassi il ‘pappo’ e ’l ‘dindi’,
46. Purgatorio • Canto XII
[3]
fin che ’l sofferse il dolce pedagogo.
[48]
nel porta un carro, sanza ch’altri il cacci.
[54]
e come, morto lui, quivi il lasciaro.
[63]
mostrava il segno che lì si discerne!
[68]
non vide mei di me chi vide il vero,
[71]
figliuoli d’Eva, e non chinate il volto
[72]
sì che veggiate il vostro mal sentero!
[82]
Di reverenza il viso e li atti addorna,
[105]
ch’era sicuro il quaderno e la doga;
[136]
a che guardando, il mio duca sorrise.
47. Purgatorio • Canto XIII
[5]
dintorno il poggio, come la primaia;
[11]
ragionava il poeta, «io temo forse
[19]
Tu scaldi il mondo, tu sovr’ esso luci;
[63]
e l’uno il capo sopra l’altro avvalla,
[67]
E come a li orbi non approda il sole,
[90]
per essa scenda de la mente il fiume,
48. Purgatorio • Canto XIV
[2]
prima che morte li abbia dato il volo,
[26]
questi il vocabol di quella riviera,
[45]
dirizza prima il suo povero calle.
[48]
e da lor disdegnosa torce il muso.
[68]
si turba il viso di colui ch’ascolta,
[69]
da qual che parte il periglio l’assanni,
[82]
Fu il sangue mio d’invidia sì rïarso,
[141]
in destro feci, e non innanzi, il passo.
49. Purgatorio • Canto XV
[47]
conosce il danno; e però non s’ammiri
[51]
invidia move il mantaco a’ sospiri.
[53]
torcesse in suso il disiderio vostro,
[135]
quando disanimato il corpo giace;
50. Purgatorio • Canto XVI
[14]
ascoltando il mio duca che diceva
[24]
e d’iracundia van solvendo il nodo».
[126]
francescamente, il semplice Lombardo.
51. Purgatorio • Canto XVII
[28]
intorno ad esso era il grande Assüero,
[40]
Come si frange il sonno ove di butto
[41]
nova luce percuote il viso chiuso,
[44]
tosto che lume il volto mi percosse,
[61]
Or accordiamo a tanto invito il piede;
[64]
Così disse il mio duca, e io con lui
[87]
qui si ribatte il mal tardato remo.
52. Purgatorio • Canto XVIII
[10]
Ond’ io: «Maestro, il mio veder s’avviva
[33]
fin che la cosa amata il fa gioire.
[81]
tra ’ Sardi e ’ Corsi il vede quando cade.
[111]
però ne dite ond’ è presso il pertugio».
[134]
morta la gente a cui il mar s’aperse,
53. Purgatorio • Canto XIX
[66]
per lo disio del pasto che là il tira,
[98]
rivolga il cielo a sé, saprai; ma prima
[104]
pesa il gran manto a chi dal fango il guarda,
[109]
Vidi che lì non s’acquetava il core,
[117]
e nulla pena il monte ha più amara.
[120]
così giustizia qui a terra il merse.
54. Purgatorio • Canto XX
[8]
per li occhi il mal che tutto ’l mondo occupa,
[24]
dove sponesti il tuo portato santo».
[55]
trova’mi stretto ne le mani il freno
[83]
poscia c’ha’ il mio sangue a te sì tratto,
[85]
Perché men paia il mal futuro e ’l fatto,
[91]
Veggio il novo Pilato sì crudele,
55. Purgatorio • Canto XXI
[64]
Prima vuol ben, ma non lascia il talento
[70]
però sentisti il tremoto e li pii
56. Purgatorio • Canto XXII
[20]
se troppa sicurtà m’allarga il freno,
[68]
che porta il lume dietro e sé non giova,
[92]
e questa tepidezza il quarto cerchio
[94]
Tu dunque, che levato hai il coperchio
[101]
rispuose il duca mio, «siam con quel Greco
[121]
quando il mio duca: «Io credo ch’a lo stremo
[123]
girando il monte come far solemo».
[152]
che nodriro il Batista nel diserto;
57. Purgatorio • Canto XXIII
[15]
forse di lor dover solvendo il nodo».
[52]
ma dimmi il ver di te, dì chi son quelle
[102]
l’andar mostrando con le poppe il petto.
[117]
ancor fia grave il memorar presente.
58. Purgatorio • Canto XXIV
[55]
«O frate, issa vegg’ io», diss’ elli, «il nodo
[77]
ma già non fïa il tornar mio tantosto,
[86]
crescendo sempre, fin ch’ella il percuote,
[87]
e lascia il corpo vilmente disfatto.
59. Purgatorio • Canto XXV
[2]
ché ’l sole avëa il cerchio di merigge
[6]
se di bisogno stimolo il trafigge,
[10]
E quale il cicognin che leva l’ala
[65]
da l’anima il possibile intelletto,
[67]
Apri a la verità che viene il petto;
[77]
guarda il calor del sole che si fa vino,
[98]
che segue il foco là ’vunque si muta,
[119]
si vuol tenere a li occhi stretto il freno,
[127]
Appresso il fine ch’a quell’ inno fassi,
[132]
che di Venere avea sentito il tòsco».
[137]
per tutto il tempo che ’l foco li abbruscia:
60. Purgatorio • Canto XXVI
[2]
ce n’andavamo, e spesso il buon maestro
[4]
feriami il sole in su l’omero destro,
[86]
quando partinci, il nome di colei
[97]
quand’ io odo nomar sé stesso il padre
[126]
fin che l’ha vinto il ver con più persone.
[135]
come per l’acqua il pesce andando al fondo.
[137]
e dissi ch’al suo nome il mio disire
61. Purgatorio • Canto XXVII
[2]
là dove il suo fattor lo sangue sparse,
[5]
sì stava il sole; onde ’l giorno sen giva,
[11]
anime sante, il foco: intrate in esso,
[17]
guardando il foco e imaginando forte
[37]
Come al nome di Tisbe aperse il ciglio
[41]
mi volsi al savio duca, udendo il nome
[62]
non v’arrestate, ma studiate il passo,
[82]
e quale il mandrïan che fori alberga,
[83]
lungo il pecuglio suo queto pernotta,
[92]
mi prese il sonno; il sonno che sovente,
[100]
«Sappia qualunque il mio nome dimanda
[127]
e disse: «Il temporal foco e l’etterno
62. Purgatorio • Canto XXVIII
[3]
ch’a li occhi temperava il novo giorno,
[12]
u’ la prim’ ombra gitta il santo monte;
[70]
Tre passi ci facea il fiume lontani;
[80]
ma luce rende il salmo Delectasti,
[105]
se non li è rotto il cerchio d’alcun canto,
[148]
poi a la bella donna torna’ il viso.
63. Purgatorio • Canto XXIX
[44]
falsava nel parere il lungo tratto
[52]
Di sopra fiammeggiava il bello arnese
[71]
che solo il fiume mi facea distante,
[78]
onde fa l’arco il Sole e Delia il cinto.
[133]
Appresso tutto il pertrattato nodo
[151]
E quando il carro a me fu a rimpetto,
64. Purgatorio • Canto XXX
[1]
Quando il settentrïon del primo cielo,
[44]
col quale il fantolin corre a la mamma
[81]
sente il sapor de la pietade acerba.
[105]
passo che faccia il secol per sue vie;
[121]
Alcun tempo il sostenni col mio volto:
[123]
meco il menava in dritta parte vòlto.
65. Purgatorio • Canto XXXI
[18]
e con men foga l’asta il segno tocca,
[46]
pon giù il seme del piangere e ascolta:
[73]
ch’io non levai al suo comando il mento;
[74]
e quando per la barba il viso chiese,
[75]
ben conobbi il velen de l’argomento.
[88]
Tanta riconoscenza il cor mi morse,
[91]
Poi, quando il cor virtù di fuor rendemmi,
[121]
Come in lo specchio il sol, non altrimenti
[144]
là dove armonizzando il ciel t’adombra,
66. Purgatorio • Canto XXXII
[7]
quando per forza mi fu vòlto il viso
[13]
Ma poi ch’al poco il viso riformossi
[24]
pria che piegasse il carro il primo legno.
[26]
e ’l grifon mosse il benedetto carco
[45]
poscia che mal si torce il ventre quindi».
[48]
«Sì si conserva il seme d’ogne giusto».
[158]
disciolse il mostro, e trassel per la selva,
67. Purgatorio • Canto XXXIII
[40]
ch’io veggio certamente, e però il narro,
[75]
sì che t’abbaglia il lume del mio detto,
[78]
che si reca il bordon di palma cinto».
[90]
da terra il ciel che più alto festina».
[104]
teneva il sole il cerchio di merigge,
68. Paradiso • Canto I
[53]
ne l’imagine mia, il mio si fece,
[63]
avesse il ciel d’un altro sole addorno.
[92]
ma folgore, fuggendo il proprio sito,
[107]
de l’etterno valore, il qual è fine
[115]
Questi ne porta il foco inver’ la luna;
[142]
Quinci rivolse inver’ lo cielo il viso.
69. Paradiso • Canto II
[10]
Voialtri pochi che drizzaste il collo
[26]
mi torse il viso a sé; e però quella
[40]
accender ne dovria più il disio
[62]
nel falso il creder tuo, se bene ascolti
[100]
Rivolto ad essi, fa che dopo il dosso
[107]
de la neve riman nudo il suggetto
70. Paradiso • Canto III
[3]
provando e riprovando, il dolce aspetto;
[6]
leva’ il capo a proferer più erto;
[26]
mi disse, «appresso il tuo püeril coto,
[83]
per questo regno, a tutto il regno piace
[111]
di tutto il lume de la spera nostra,
[129]
sì che da prima il viso non sofferse;
71. Paradiso • Canto IV
[34]
ma tutti fanno bello il primo giro,
[62]
già tutto il mondo quasi, sì che Giove,
[78]
se mille volte vïolenza il torza.
[119]
diss’ io appresso, «il cui parlar m’inonda
[131]
a piè del vero il dubbio; ed è natura
72. Paradiso • Canto V
[3]
sì che del viso tuo vinco il valore,
[6]
così nel bene appreso move il piede.
[28]
ché, nel fermar tra Dio e l’omo il patto,
[64]
Non prendan li mortali il voto a ciancia;
[69]
ritrovar puoi il gran duca de’ Greci,
[70]
onde pianse Efigènia il suo bel volto,
[76]
Avete il novo e ’l vecchio Testamento,
[82]
Non fate com’ agnel che lascia il latte
[118]
del lume che per tutto il ciel si spazia
[125]
nel proprio lume, e che de li occhi il traggi,
[128]
anima degna, il grado de la spera
[133]
Sì come il sol che si cela elli stessi
73. Paradiso • Canto VI
[12]
d’entro le leggi trassi il troppo e ’l vano.
[57]
Cesare per voler di Roma il tolle.
[80]
con costui puose il mondo in tanta pace,
[81]
che fu serrato a Giano il suo delubro.
[94]
E quando il dente longobardo morse
[136]
E poi il mosser le parole biece
[140]
e se ’l mondo sapesse il cor ch’elli ebbe
74. Paradiso • Canto VII
[34]
Or drizza il viso a quel ch’or si ragiona:
[59]
a li occhi di ciascuno il cui ingegno
[79]
Solo il peccato è quel che la disfranca
[124]
Tu dici: “Io veggio l’acqua, io veggio il foco,
75. Paradiso • Canto VIII
[2]
che la bella Ciprigna il folle amore
[11]
pigliavano il vocabol de la stella
[26]
veduti a noi venir, lasciando il giro
[37]
‘Voi che ’ntendendo il terzo ciel movete’;
[49]
Così fatta, mi disse: «Il mondo m’ebbe
[97]
Lo ben che tutto il regno che tu scandi
[106]
Se ciò non fosse, il ciel che tu cammine
[111]
e manco il primo, che non li ha perfetti.
[115]
Ond’ elli ancora: «Or dì: sarebbe il peggio
[126]
che, volando per l’aere, il figlio perse.
[133]
Natura generata il suo cammino
[135]
se non vincesse il proveder divino.
76. Paradiso • Canto IX
[33]
perché mi vinse il lume d’esta stella;
[56]
che ricevesse il sangue ferrarese,
[93]
che fé del sangue suo già caldo il porto.
[95]
fu noto il nome mio; e questo cielo
[130]
produce e spande il maladetto fiore
[136]
A questo intende il papa e ’ cardinali;
77. Paradiso • Canto X
[30]
e col suo lume il tempo ne misura,
[53]
ringrazia il Sol de li angeli, ch’a questo
[69]
sì che ritenga il fil che fa la zona.
[88]
qual ti negasse il vin de la sua fiala
[106]
L’altro ch’appresso addorna il nostro coro,
[114]
a veder tanto non surse il secondo.
[115]
Appresso vedi il lume di quel cero
[133]
Questi onde a me ritorna il tuo riguardo,
78. Paradiso • Canto XI
[26]
e là u’ dissi: “Non nacque il secondo”;
[28]
La provedenza, che governa il mondo
[121]
e questo fu il nostro patrïarca;
[138]
e vedra’ il corrègger che argomenta
79. Paradiso • Canto XII
[54]
in che soggiace il leone e soggioga:
[56]
de la fede cristiana, il santo atleta
[65]
vide nel sonno il mirabile frutto
[119]
de la mala coltura, quando il loglio
[140]
il calavrese abate Giovacchino
80. Paradiso • Canto XIII
[7]
imagini quel carro a cu’ il seno
[15]
allora che sentì di morte il gelo;
[21]
che circulava il punto dov’ io era:
[24]
si move il ciel che tutti li altri avanza.
[31]
Ruppe il silenzio ne’ concordi numi
[39]
il cui palato a tutto ’l mondo costa,
[50]
e vedräi il tuo credere e ’l mio dire
[54]
che partorisce, amando, il nostro Sire;
[58]
per sua bontate il suo raggiare aduna,
[66]
con seme e sanza seme il ciel movendo.
[74]
e fosse il cielo in sua virtù supprema,
[97]
non per sapere il numero in che enno
81. Paradiso • Canto XIV
[38]
di paradiso, tanto il nostro amore
[47]
di gratüito lume il sommo bene,
[101]
Marte quei raggi il venerabil segno
[131]
posponendo il piacer de li occhi belli,
82. Paradiso • Canto XV
[32]
poscia rivolsi a la mia donna il viso,
[57]
da l’un, se si conosce, il cinque e ’l sei;
[63]
in che, prima che pensi, il pensier pandi;
[138]
e quindi il sopranome tuo si feo.
[143]
di quella legge il cui popolo usurpa,
83. Paradiso • Canto XVI
[16]
Io cominciai: «Voi siete il padre mio;
[42]
da quei che corre il vostro annüal gioco.
[48]
eran il quinto di quei ch’or son vivi.
[69]
come del vostro il cibo che s’appone;
[98]
il conte Guido e qualunque del nome
[120]
che poï il suocero il fé lor parente.
[128]
del gran barone il cui nome e ’l cui pregio
[136]
La casa di che nacque il vostro fleto,
[152]
e giusto il popol suo, tanto che ’l giglio
84. Paradiso • Canto XVII
[17]
anzi che sieno in sé, mirando il punto
[45]
a vista il tempo che ti s’apparecchia.
[67]
Di sua bestialitate il suo processo
[72]
che ’n su la scala porta il santo uccello;
[121]
La luce in che rideva il mio tesoro
85. Paradiso • Canto XVIII
[36]
che fa in nube il suo foco veloce».
[39]
né mi fu noto il dir prima che ’l fatto.
[53]
per vedere in Beatrice il mio dovere,
[66]
suo si discarchi di vergogna il carco,
[98]
era il colmo de l’emme, e lì quetarsi
[99]
cantando, credo, il ben ch’a sé le move.
[120]
ond’ esce il fummo che ’l tuo raggio vizia;
[136]
ch’io non conosco il pescator né Polo».
86. Paradiso • Canto XIX
[25]
solvetemi, spirando, il gran digiuno
[40]
Poi cominciò: «Colui che volse il sesto
[59]
la vista che riceve il vostro mondo,
[61]
che, ben che da la proda veggia il fondo,
[91]
Quale sovresso il nido si rigira
[99]
tal è il giudicio etterno a voi mortali».
[118]
Lì si vedrà il duol che sovra Senna
[141]
che male ha visto il conio di Vinegia.
87. Paradiso • Canto XX
[17]
ond’ io vidi ingemmato il sesto lume
[30]
quali aspettava il core ov’ io le scrissi.
[31]
«La parte in me che vede e pate il sole
[38]
fu il cantor de lo Spirito Santo,
[40]
ora conosce il merto del suo canto,
[58]
ora conosce come il mal dedutto
[66]
del suo fulgore il fa vedere ancora.
[72]
ben che sua vista non discerna il fondo».
[125]
da indi il puzzo più del paganesmo;
[137]
perché il ben nostro in questo ben s’affina,
88. Paradiso • Canto XXI
[26]
cerchiando il mondo, del suo caro duce
[46]
Ma quella ond’ io aspetto il come e ’l quando
[49]
Per ch’ella, che vedëa il tacer mio
[51]
mi disse: «Solvi il tuo caldo disio».
[61]
«Tu hai l’udir mortal sì come il viso»,
[69]
sì come il fiammeggiar ti manifesta.
[80]
che del suo mezzo fece il lume centro,
[112]
Così ricominciommi il terzo sermo;
[127]
Venne Cefàs e venne il gran vasello
[129]
prendendo il cibo da qualunque ostello.
[142]
né io lo ’ntesi, sì mi vinse il tuono.
89. Paradiso • Canto XXII
[10]
Come t’avrebbe trasmutato il canto,
[51]
fermar li piedi e tennero il cor saldo».
[61]
Ond’ elli: «Frate, il tuo alto disio
[70]
Infin là sù la vide il patriarca
[81]
che fa il cor de’ monaci sì folle;
[90]
e Francesco umilmente il suo convento;
[110]
nel foco il dito, in quant’ io vidi ’l segno
[111]
che segue il Tauro e fui dentro da esso.
[114]
tutto, qual che si sia, il mio ingegno,
[145]
Quindi m’apparve il temperar di Giove
[147]
il varïar che fanno di lor dove;
90. Paradiso • Canto XXIII
[7]
previene il tempo in su aperta frasca,
[8]
e con ardente affetto il sole aspetta,
[12]
sotto la quale il sol mostra men fretta:
[59]
non si verria, cantando il santo riso
[60]
e quanto il santo aspetto facea mero;
[61]
e così, figurando il paradiso,
[64]
Ma chi pensasse il ponderoso tema
[75]
al cui odor si prese il buon cammino».
[88]
Il nome del bel fior ch’io sempre invoco
[92]
il quale e il quanto de la viva stella
[94]
per entro il cielo scese una facella,
[101]
onde si coronava il bel zaffiro
[102]
del quale il ciel più chiaro s’inzaffira.
[111]
facean sonare il nome di Maria.
91. Paradiso • Canto XXIV
[2]
del benedetto Agnello, il qual vi ciba
[31]
Poscia fermato, il foco benedetto
[46]
Sì come il baccialier s’arma e non parla
[105]
che vuol provarsi, non altri, il ti giura».
[108]
è tal, che li altri non sono il centesmo:
[149]
da indi abbraccia il servo, gratulando
92. Paradiso • Canto XXV
[17]
mi disse: «Mira, mira: ecco il barone
[19]
Sì come quando il colombo si pone
[24]
laudando il cibo che là sù li prande.
[43]
sì che, veduto il ver di questa corte,
[68]
de la gloria futura, il qual produce
[74]
dice, ‘color che sanno il nome tuo’:
[124]
In terra è terra il mio corpo, e saragli
[131]
si quïetò con esso il dolce mischio
93. Paradiso • Canto XXVI
[36]
il vero in che si fonda questa prova.
[38]
colui che mi dimostra il primo amore
[48]
d’i tuoi amori a Dio guarda il sovrano.
[83]
vagheggia il suo fattor l’anima prima
[115]
Or, figluol mio, non il gustar del legno
[117]
ma solamente il trapassar del segno.
[129]
seguendo il cielo, sempre fu durabile.
[134]
I s’appellava in terra il sommo bene
94. Paradiso • Canto XXVII
[3]
sì che m’inebrïava il dolce canto.
[22]
Quelli ch’usurpa in terra il luogo mio,
[23]
il luogo mio, il luogo mio, che vaca
[75]
li tolse il trapassar del più avanti.
[78]
il viso e guarda come tu se’ vòlto».
[81]
che fa dal mezzo al fine il primo clima;
[82]
sì ch’io vedea di là da Gade il varco
[83]
folle d’Ulisse, e di qua presso il lito
[85]
E più mi fora discoverto il sito
[107]
il mezzo e tutto l’altro intorno move,
[118]
e come il tempo tegna in cotal testo
[124]
Ben fiorisce ne li uomini il volere;
95. Paradiso • Canto XXVIII
[8]
li dice il vero, e vede ch’el s’accorda
[27]
quel moto che più tosto il mondo cigne;
[30]
dal quinto il quarto, e poi dal sesto il quinto.
[31]
Sopra seguiva il settimo sì sparto
[42]
depende il cielo e tutta la natura.
[65]
secondo il più e ’l men de la virtute
[87]
e come stella in cielo il ver si vide.
96. Paradiso • Canto XXIX
[43]
e anche la ragione il vede alquanto,
[51]
turbò il suggetto d’i vostri alimenti.
[55]
Principio del cader fu il maladetto
[117]
gonfia il cappuccio e più non si richiede.
[119]
che se ’l vulgo il vedesse, vederebbe
[124]
Di questo ingrassa il porco sant’ Antonio,
97. Paradiso • Canto XXX
[6]
perde il parere infino a questo fondo;
[10]
Non altrimenti il trïunfo che lude
[21]
che solo il suo fattor tutta la goda.
[28]
Dal primo giorno ch’i’ vidi il suo viso
[30]
non m’è il seguire al mio cantar preciso;
[54]
per far disposto a sua fiamma il candelo».
[75]
così mi disse il sol de li occhi miei.
[76]
Anche soggiunse: «Il fiume e li topazi
[83]
col volto verso il latte, se si svegli
[99]
dammi virtù a dir com’ ïo il vidi!
[120]
il quanto e ’l quale di quella allegrezza.
98. Paradiso • Canto XXXI
[18]
ch’elli acquistavan ventilando il fianco.
[95]
perfettamente», disse, «il tuo cammino,
[102]
però ch’i’ sono il suo fedel Bernardo».
[124]
E come quivi ove s’aspetta il temo
[126]
e quinci e quindi il lume si fa scemo,
99. Paradiso • Canto XXXII
[20]
la fede in Cristo, queste sono il muro
[28]
E come quinci il glorïoso scanno
[41]
a mezzo il tratto le due discrezioni,
[70]
Però, secondo il color d’i capelli,
[101]
l’esser qua giù, lasciando il dolce loco
[122]
è il padre per lo cui ardito gusto
100. Paradiso • Canto XXXIII
[55]
Da quinci innanzi il mio veder fu maggio
[63]
nel core il dolce che nacque da essa.
[121]
Oh quanto è corto il dire e come fioco
[143]
ma già volgeva il mio disio e ’l velle,
[145]
l’amor che move il sole e l’altre stelle.