Concordanze nella Divina Commedia di Dante (beta)

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1. Inferno • Canto I

[15] che m’avea di paura il cor compunto,
[28] Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso,
[35] anzi ’mpediva tanto il mio cammino,
[77] perché non sali il dilettoso monte

2. Inferno • Canto II

[13] Tu dici che di Silvïo il parente,
[24] u’ siede il successor del maggior Piero.
[79] tanto m’aggrada il tuo comandamento,
[81] più non t’è uo’ ch’aprirmi il tuo talento.
[98] e disse:—Or ha bisogno il tuo fedele
[120] che del bel monte il corto andar ti tolse.
[136] Tu m’hai con disiderio il cor disposto

3. Inferno • Canto III

[4] Giustizia mosse il mio alto fattore;
[12] per ch’io: «Maestro, il senso lor m’è duro».
[18] c’hanno perduto il ben de l’intelletto».
[28] facevano un tumulto, il qual s’aggira
[49] Fama di loro il mondo esser non lassa;
[60] che fece per viltade il gran rifiuto.
[67] Elle rigavan lor di sangue il volto,
[115] similemente il mal seme d’Adamo

4. Inferno • Canto IV

[14] cominciò il poeta tutto smorto.
[51] E quei che ’ntese il mio parlar coverto,
[139] e vidi il buono accoglitor del quale,
[146] però che sì mi caccia il lungo tema,
[147] che molte volte al fatto il dir vien meno.
[149] per altra via mi mena il savio duca,

5. Inferno • Canto V

[35] quivi le strida, il compianto, il lamento;
[57] per tòrre il biasmo in che era condotta.
[79] Sì tosto come il vento a noi li piega,
[90] noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
[91] se fosse amico il re de l’universo,
[110] china’ il viso, e tanto il tenni basso,
[131] quella lettura, e scolorocci il viso;
[133] Quando leggemmo il disïato riso

6. Inferno • Canto VI

[22] Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo,
[50] d’invidia sì che già trabocca il sacco,
[58] Io li rispuosi: «Ciacco, il tuo affanno
[108] più senta il bene, e così la doglienza.
[115] quivi trovammo Pluto, il gran nemico.

7. Inferno • Canto VII

[48] in cui usa avarizia il suo soperchio».
[87] suo regno come il loro li altri dèi.
[100] Noi ricidemmo il cerchio a l’altra riva

8. Inferno • Canto VIII

[6] tanto ch’a pena il potea l’occhio tòrre.
[21] più non ci avrai che sol passando il loto».
[64] Quivi il lasciammo, che più non ne narro;
[73] fossero». Ed ei mi disse: «Il foco etterno
[80] venimmo in parte dove il nocchier forte
[88] Allor chiusero un poco il gran disdegno

9. Inferno • Canto IX

[2] veggendo il duca mio tornare in volta,
[3] più tosto dentro il suo novo ristrinse.
[13] ma nondimen paura il suo dir dienne,
[21] faccia il cammino alcun per qual io vado.
[49] Con l’unghie si fendea ciascuna il petto;
[73] Li occhi mi sciolse e disse: «Or drizza il nerbo
[95] a cui non puote il fin mai esser mozzo,
[99] ne porta ancor pelato il mento e ’l gozzo».
[115] fanno i sepulcri tutt’ il loco varo,

10. Inferno • Canto X

[34] Io avea già il mio viso nel suo fitto;
[65] m’avean di costui già letto il nome;
[88] Poi ch’ebbe sospirando il capo mosso,
[102] cotanto ancor ne splende il sommo duce.
[131] di quella il cui bell’ occhio tutto vede,
[132] da lei saprai di tua vita il vïaggio».
[133] Appresso mosse a man sinistra il piede:
[134] lasciammo il muro e gimmo inver’ lo mezzo

11. Inferno • Canto XI

[11] sì che s’ausi un poco in prima il senso
[28] Di vïolenti il primo cerchio è tutto;
[71] che mena il vento, e che batte la pioggia,

12. Inferno • Canto XII

[43] più volte il mondo in caòsso converso;
[71] è il gran Chirón, il qual nodrì Achille;
[111] è Opizzo da Esti, il qual per vero
[115] Poco più oltre il centauro s’affisse
[126] e quindi fu del fosso il nostro passo.

13. Inferno • Canto XIII

[91] Allor soffiò il tronco forte, e poi

14. Inferno • Canto XIV

[50] ch’io domandava il mio duca di lui,
[61] Allora il duca mio parlò di forza
[93] di cui largito m’avëa il disio.

15. Inferno • Canto XV

[9] anzi che Carentana il caldo senta:
[39] sanz’ arrostarsi quando ’l foco il feggia.
[59] veggendo il cielo a te così benigno,
[78] fu fatto il nido di malizia tanta».
[79] «Se fosse tutto pieno il mio dimando»,
[119] Sieti raccomandato il mio Tesoro,
[122] che corrono a Verona il drappo verde

16. Inferno • Canto XVI

[13] A le lor grida il mio dottor s’attese;
[16] E se non fosse il foco che saetta
[25] così rotando, ciascuno il visaggio
[26] drizzava a me, sì che ’n contraro il collo
[31] la fama nostra il tuo animo pieghi
[70] ché Guiglielmo Borsiere, il qual si duole
[80] rispuoser tutti, «il satisfare altrui,
[122] ciò ch’io attendo e che il tuo pensier sogna;

17. Inferno • Canto XVII

[61] Poi, procedendo di mio sguardo il curro,
[79] Trova’ il duca mio ch’era salito
[111] gridando il padre a lui «Mala via tieni!»,
[118] Io sentia già da la man destra il gorgo

18. Inferno • Canto XVIII

[3] come la cerchia che dintorno il volge.
[9] e ha distinto in dieci valli il fondo.
[63] rècati a mente il nostro avaro seno».
[64] Così parlando il percosse un demonio
[128] mi disse, «il viso un poco più avante,

19. Inferno • Canto XIX

[28] Qual suole il fiammeggiar de le cose unte
[104] ché la vostra avarizia il mondo attrista,
[106] Di voi pastor s’accorse il Vangelista,
[117] che da te prese il primo ricco patre!».
[130] Quivi soavemente spuose il carco,

21. Inferno • Canto XXI

[48] gridar: «Qui non ha loco il Santo Volto!

22. Inferno • Canto XXII

[31] I’ vidi, e anco il cor me n’accapriccia,
[59] ma Barbariccia il chiuse con le braccia
[129] e quei drizzò volando suso il petto:

23. Inferno • Canto XXIII

[40] che prende il figlio e fugge e non s’arresta,
[81] e poi secondo il suo passo procedi».
[121] E a tal modo il socero si stenta
[145] Appresso il duca a gran passi sen gì,

24. Inferno • Canto XXIV

[79] Noi discendemmo il ponte da la testa
[84] che la memoria il sangue ancor mi scipa.
[113] per forza di demon ch’a terra il tira,
[121] Lo duca il domandò poi chi ello era;

25. Inferno • Canto XXV

[1] Al fine de le sue parole il ladro
[12] poi che ’n mal fare il seme tuo avanzi?
[48] ché io che ’l vidi, a pena il mi consento.
[120] per l’una parte e da l’altra il dipela,
[124] Quel ch’era dritto, il trasse ver’ le tempie,
[130] Quel che giacëa, il muso innanzi caccia,

26. Inferno • Canto XXVI

[60] onde uscì de’ Romani il gentil seme.
[138] e percosse del legno il primo canto.
[139] Tre volte il fé girar con tutte l’acque;

27. Inferno • Canto XXVII

[32] quando il mio duca mi tentò di costa,
[47] che fecer di Montagna il mal governo,
[50] conduce il lïoncel dal nido bianco,
[52] E quella cu’ il Savio bagna il fianco,
[65] non tornò vivo alcun, s’i’ odo il vero,
[69] e certo il creder mio venìa intero,
[70] se non fosse il gran prete, a cui mal prenda!,
[78] ch’al fine de la terra il suono uscie.
[135] che cuopre ’l fosso in che si paga il fio

28. Inferno • Canto XXVIII

[15] e l’altra il cui ossame ancor s’accoglie
[18] dove sanz’ arme vinse il vecchio Alardo;
[21] il modo de la nona bolgia sozzo.
[29] guardommi e con le man s’aperse il petto,
[54] per maraviglia, oblïando il martiro.
[56] tu che forse vedra’ il sole in breve,
[97] Questi, scacciato, il dubitar sommerse
[136] Io feci il padre e ’l figlio in sé ribelli;
[140] partito porto il mio cerebro, lasso!,

29. Inferno • Canto XXIX

[59] fosse in Egina il popol tutto infermo,
[79] come ciascun menava spesso il morso

30. Inferno • Canto XXX

[15] sì che ’nsieme col regno il re fu casso,
[21] tanto il dolor le fé la mente torta.
[30] grattar li fece il ventre al fondo sodo.
[75] per ch’io il corpo sù arso lasciai.
[104] e mastro Adamo li percosse il volto
[108] ho io il braccio a tal mestiere sciolto».
[115] «S’io dissi falso, e tu falsasti il conio»,
[120] «e sieti reo che tutto il mondo sallo!».
[124] Allora il monetier: «Così si squarcia

31. Inferno • Canto XXXI

[7] Noi demmo il dosso al misero vallone
[87] dinanzi l’altro e dietro il braccio destro

32. Inferno • Canto XXXII

[4] io premerei di mio concetto il suco
[10] Ma quelle donne aiutino il mio verso
[12] sì che dal fatto il dir non sia diverso.
[38] da bocca il freddo, e da li occhi il cor tristo
[61] non quelli a cui fu rotto il petto e l’ombra
[68] sappi ch’i’ fu’ il Camiscion de’ Pazzi;
[93] ch’io metta il nome tuo tra l’altre note».
[132] che quei faceva il teschio e l’altre cose.

33. Inferno • Canto XXXIII

[29] cacciando il lupo e ’ lupicini al monte
[57] per quattro visi il mio aspetto stesso,
[99] rïempion sotto ’l ciglio tutto il coppo.
[130] come fec’ ïo, il corpo suo l’è tolto
[131] da un demonio, che poscia il governa
[145] che questi lasciò il diavolo in sua vece

34. Inferno • Canto XXXIV

[10] Già era, e con paura il metto in metro,
[15] altra, com’ arco, il volto a’ piè rinverte.
[18] la creatura ch’ebbe il bel sembiante,
[20] «Ecco Dite», dicendo, «ed ecco il loco
[58] A quel dinanzi il mordere era nulla
[64] De li altri due c’hanno il capo di sotto,
[70] Com’ a lui piacque, il collo li avvinghiai;
[92] la gente grossa il pensi, che non vede
[96] e già il sole a mezza terza riede».
[105] da sera a mane ha fatto il sol tragitto?».

35. Purgatorio • Canto I

[10] seguitando il mio canto con quel suono
[57] esser non puote il mio che a te si nieghi.
[108] prendere il monte a più lieve salita».
[117] conobbi il tremolar de la marina.

36. Purgatorio • Canto II

[27] allor che ben conobbe il galeotto,
[43] Da poppa stava il celestial nocchiero,
[49] Poi fece il segno lor di santa croce;
[55] Da tutte parti saettava il giorno
[119] a le sue note; ed ecco il veglio onesto

37. Purgatorio • Canto III

[130] Or le bagna la pioggia e move il vento

38. Purgatorio • Canto IV

[33] e piedi e man volea il suol di sotto.
[48] che da quel lato il poggio tutto gira.
[58] Ben s’avvide il poeta ch’ïo stava
[64] tu vedresti il Zodïaco rubecchio
[120] da l’omero sinistro il carro mena?».
[130] Prima convien che tanto il ciel m’aggiri
[136] E già il poeta innanzi mi saliva,

39. Purgatorio • Canto V

[17] sovra pensier, da sé dilunga il segno,
[48] venian gridando, «un poco il passo queta.
[77] quel da Esti il fé far, che m’avea in ira
[87] con buona pïetate aiuta il mio!
[99] fuggendo a piede e sanguinando il piano.
[111] tosto che sale dove ’l freddo il coglie.
[113] con lo ’ntelletto, e mosse il fummo e ’l vento

40. Purgatorio • Canto VI

[1] Quando si parte il gioco de la zara,
[5] qual va dinanzi, e qual di dietro il prende,
[88] Che val perché ti racconciasse il freno
[132] ma il popol tuo l’ha in sommo de la bocca.
[134] ma il popol tuo solicito risponde

41. Purgatorio • Canto VII

[9] Così rispuose allora il duca mio.
[43] Ma vedi già come dichina il giorno,
[60] mentre che l’orizzonte il dì tien chiuso».
[61] Allora il mio segnor, quasi ammirando,
[69] e là il novo giorno attenderemo».
[72] là dove più ch’a mezzo muore il lembo.
[78] come dal suo maggiore è vinto il meno.
[105] morì fuggendo e disfiorando il giglio:
[106] guardate là come si batte il petto!
[111] e quindi viene il duol che sì li lancia.
[117] ben andava il valor di vaso in vaso,
[130] Vedete il re de la semplice vita

42. Purgatorio • Canto VIII

[1] Era già l’ora che volge il disio
[2] ai navicanti e ’ntenerisce il core
[6] che paia il giorno pianger che si more;
[81] com’ avria fatto il gallo di Gallura».
[94] Com’ ei parlava, e Sordello a sé il trasse
[96] e drizzò il dito perché ’n là guardasse.
[99] forse qual diede ad Eva il cibo amaro.
[131] che, perché il capo reo il mondo torca,

43. Purgatorio • Canto IX

[39] là onde poi li Greci il dipartiro;
[43] Dallato m’era solo il mio conforto,
[46] «Non aver tema», disse il mio segnore;
[50] vedi là il balzo che ’l chiude dintorno;
[84] ch’io drizzava spesso il viso in vano.
[92] ricominciò il cortese portinaio:
[97] Era il secondo tinto più che perso,
[107] mi trasse il duca mio, dicendo: «Chiedi
[137] Tarpëa, come tolto le fu il buono

44. Purgatorio • Canto X

[18] sù dove il monte in dietro si rauna,
[22] Da la sua sponda, ove confina il vano,
[36] ch’aperse il ciel del suo lungo divieto,
[74] del roman principato, il cui valore
[92] ch’i’ solva il mio dovere anzi ch’i’ mova:
[101] mormorava il poeta, «molte genti:

45. Purgatorio • Canto XI

[39] che secondo il disio vostro vi lievi,
[50] con noi venite, e troverete il passo
[54] onde portar convienmi il viso basso,
[75] si torse sotto il peso che li ’mpaccia,
[88] Di tal superbia qui si paga il fio;
[95] tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,
[100] Non è il mondan romore altro ch’un fiato
[105] anzi che tu lasciassi il ‘pappo’ e ’l ‘dindi’,

46. Purgatorio • Canto XII

[3] fin che ’l sofferse il dolce pedagogo.
[48] nel porta un carro, sanza ch’altri il cacci.
[54] e come, morto lui, quivi il lasciaro.
[63] mostrava il segno che lì si discerne!
[68] non vide mei di me chi vide il vero,
[71] figliuoli d’Eva, e non chinate il volto
[72] sì che veggiate il vostro mal sentero!
[82] Di reverenza il viso e li atti addorna,
[105] ch’era sicuro il quaderno e la doga;
[136] a che guardando, il mio duca sorrise.

47. Purgatorio • Canto XIII

[5] dintorno il poggio, come la primaia;
[11] ragionava il poeta, «io temo forse
[19] Tu scaldi il mondo, tu sovr’ esso luci;
[63] e l’uno il capo sopra l’altro avvalla,
[67] E come a li orbi non approda il sole,
[90] per essa scenda de la mente il fiume,

48. Purgatorio • Canto XIV

[2] prima che morte li abbia dato il volo,
[26] questi il vocabol di quella riviera,
[45] dirizza prima il suo povero calle.
[48] e da lor disdegnosa torce il muso.
[68] si turba il viso di colui ch’ascolta,
[69] da qual che parte il periglio l’assanni,
[82] Fu il sangue mio d’invidia sì rïarso,
[141] in destro feci, e non innanzi, il passo.

49. Purgatorio • Canto XV

[47] conosce il danno; e però non s’ammiri
[51] invidia move il mantaco a’ sospiri.
[53] torcesse in suso il disiderio vostro,
[135] quando disanimato il corpo giace;

50. Purgatorio • Canto XVI

[14] ascoltando il mio duca che diceva
[24] e d’iracundia van solvendo il nodo».
[126] francescamente, il semplice Lombardo.

51. Purgatorio • Canto XVII

[28] intorno ad esso era il grande Assüero,
[40] Come si frange il sonno ove di butto
[41] nova luce percuote il viso chiuso,
[44] tosto che lume il volto mi percosse,
[61] Or accordiamo a tanto invito il piede;
[64] Così disse il mio duca, e io con lui
[87] qui si ribatte il mal tardato remo.

52. Purgatorio • Canto XVIII

[10] Ond’ io: «Maestro, il mio veder s’avviva
[33] fin che la cosa amata il fa gioire.
[81] tra ’ Sardi e ’ Corsi il vede quando cade.
[111] però ne dite ond’ è presso il pertugio».
[134] morta la gente a cui il mar s’aperse,

53. Purgatorio • Canto XIX

[66] per lo disio del pasto che là il tira,
[98] rivolga il cielo a sé, saprai; ma prima
[104] pesa il gran manto a chi dal fango il guarda,
[109] Vidi che lì non s’acquetava il core,
[117] e nulla pena il monte ha più amara.
[120] così giustizia qui a terra il merse.

54. Purgatorio • Canto XX

[8] per li occhi il mal che tutto ’l mondo occupa,
[24] dove sponesti il tuo portato santo».
[55] trova’mi stretto ne le mani il freno
[83] poscia c’ha’ il mio sangue a te sì tratto,
[85] Perché men paia il mal futuro e ’l fatto,
[91] Veggio il novo Pilato sì crudele,

55. Purgatorio • Canto XXI

[64] Prima vuol ben, ma non lascia il talento
[70] però sentisti il tremoto e li pii

56. Purgatorio • Canto XXII

[20] se troppa sicurtà m’allarga il freno,
[68] che porta il lume dietro e sé non giova,
[92] e questa tepidezza il quarto cerchio
[94] Tu dunque, che levato hai il coperchio
[101] rispuose il duca mio, «siam con quel Greco
[121] quando il mio duca: «Io credo ch’a lo stremo
[123] girando il monte come far solemo».
[152] che nodriro il Batista nel diserto;

57. Purgatorio • Canto XXIII

[15] forse di lor dover solvendo il nodo».
[52] ma dimmi il ver di te, dì chi son quelle
[102] l’andar mostrando con le poppe il petto.
[117] ancor fia grave il memorar presente.

58. Purgatorio • Canto XXIV

[55] «O frate, issa vegg’ io», diss’ elli, «il nodo
[77] ma già non fïa il tornar mio tantosto,
[86] crescendo sempre, fin ch’ella il percuote,
[87] e lascia il corpo vilmente disfatto.

59. Purgatorio • Canto XXV

[2] ché ’l sole avëa il cerchio di merigge
[6] se di bisogno stimolo il trafigge,
[10] E quale il cicognin che leva l’ala
[65] da l’anima il possibile intelletto,
[67] Apri a la verità che viene il petto;
[77] guarda il calor del sole che si fa vino,
[98] che segue il foco là ’vunque si muta,
[119] si vuol tenere a li occhi stretto il freno,
[127] Appresso il fine ch’a quell’ inno fassi,
[132] che di Venere avea sentito il tòsco».
[137] per tutto il tempo che ’l foco li abbruscia:

60. Purgatorio • Canto XXVI

[2] ce n’andavamo, e spesso il buon maestro
[4] feriami il sole in su l’omero destro,
[86] quando partinci, il nome di colei
[97] quand’ io odo nomar sé stesso il padre
[126] fin che l’ha vinto il ver con più persone.
[135] come per l’acqua il pesce andando al fondo.
[137] e dissi ch’al suo nome il mio disire

61. Purgatorio • Canto XXVII

[2] là dove il suo fattor lo sangue sparse,
[5] sì stava il sole; onde ’l giorno sen giva,
[11] anime sante, il foco: intrate in esso,
[17] guardando il foco e imaginando forte
[37] Come al nome di Tisbe aperse il ciglio
[41] mi volsi al savio duca, udendo il nome
[62] non v’arrestate, ma studiate il passo,
[82] e quale il mandrïan che fori alberga,
[83] lungo il pecuglio suo queto pernotta,
[92] mi prese il sonno; il sonno che sovente,
[100] «Sappia qualunque il mio nome dimanda
[127] e disse: «Il temporal foco e l’etterno

62. Purgatorio • Canto XXVIII

[3] ch’a li occhi temperava il novo giorno,
[12] u’ la prim’ ombra gitta il santo monte;
[70] Tre passi ci facea il fiume lontani;
[80] ma luce rende il salmo Delectasti,
[105] se non li è rotto il cerchio d’alcun canto,
[148] poi a la bella donna torna’ il viso.

63. Purgatorio • Canto XXIX

[44] falsava nel parere il lungo tratto
[52] Di sopra fiammeggiava il bello arnese
[71] che solo il fiume mi facea distante,
[78] onde fa l’arco il Sole e Delia il cinto.
[133] Appresso tutto il pertrattato nodo
[151] E quando il carro a me fu a rimpetto,

64. Purgatorio • Canto XXX

[1] Quando il settentrïon del primo cielo,
[44] col quale il fantolin corre a la mamma
[81] sente il sapor de la pietade acerba.
[105] passo che faccia il secol per sue vie;
[121] Alcun tempo il sostenni col mio volto:
[123] meco il menava in dritta parte vòlto.

65. Purgatorio • Canto XXXI

[18] e con men foga l’asta il segno tocca,
[46] pon giù il seme del piangere e ascolta:
[73] ch’io non levai al suo comando il mento;
[74] e quando per la barba il viso chiese,
[75] ben conobbi il velen de l’argomento.
[88] Tanta riconoscenza il cor mi morse,
[91] Poi, quando il cor virtù di fuor rendemmi,
[121] Come in lo specchio il sol, non altrimenti
[144] là dove armonizzando il ciel t’adombra,

66. Purgatorio • Canto XXXII

[7] quando per forza mi fu vòlto il viso
[13] Ma poi ch’al poco il viso riformossi
[24] pria che piegasse il carro il primo legno.
[26] e ’l grifon mosse il benedetto carco
[45] poscia che mal si torce il ventre quindi».
[48] «Sì si conserva il seme d’ogne giusto».
[158] disciolse il mostro, e trassel per la selva,

67. Purgatorio • Canto XXXIII

[40] ch’io veggio certamente, e però il narro,
[75] sì che t’abbaglia il lume del mio detto,
[78] che si reca il bordon di palma cinto».
[90] da terra il ciel che più alto festina».
[104] teneva il sole il cerchio di merigge,

68. Paradiso • Canto I

[53] ne l’imagine mia, il mio si fece,
[63] avesse il ciel d’un altro sole addorno.
[92] ma folgore, fuggendo il proprio sito,
[107] de l’etterno valore, il qual è fine
[115] Questi ne porta il foco inver’ la luna;
[142] Quinci rivolse inver’ lo cielo il viso.

69. Paradiso • Canto II

[10] Voialtri pochi che drizzaste il collo
[26] mi torse il viso a sé; e però quella
[40] accender ne dovria più il disio
[62] nel falso il creder tuo, se bene ascolti
[100] Rivolto ad essi, fa che dopo il dosso
[107] de la neve riman nudo il suggetto

70. Paradiso • Canto III

[3] provando e riprovando, il dolce aspetto;
[6] leva’ il capo a proferer più erto;
[26] mi disse, «appresso il tuo püeril coto,
[83] per questo regno, a tutto il regno piace
[111] di tutto il lume de la spera nostra,
[129] sì che da prima il viso non sofferse;

71. Paradiso • Canto IV

[34] ma tutti fanno bello il primo giro,
[62] già tutto il mondo quasi, sì che Giove,
[78] se mille volte vïolenza il torza.
[119] diss’ io appresso, «il cui parlar m’inonda
[131] a piè del vero il dubbio; ed è natura

72. Paradiso • Canto V

[3] sì che del viso tuo vinco il valore,
[6] così nel bene appreso move il piede.
[28] ché, nel fermar tra Dio e l’omo il patto,
[64] Non prendan li mortali il voto a ciancia;
[69] ritrovar puoi il gran duca de’ Greci,
[70] onde pianse Efigènia il suo bel volto,
[76] Avete il novo e ’l vecchio Testamento,
[82] Non fate com’ agnel che lascia il latte
[118] del lume che per tutto il ciel si spazia
[125] nel proprio lume, e che de li occhi il traggi,
[128] anima degna, il grado de la spera
[133] Sì come il sol che si cela elli stessi

73. Paradiso • Canto VI

[12] d’entro le leggi trassi il troppo e ’l vano.
[57] Cesare per voler di Roma il tolle.
[80] con costui puose il mondo in tanta pace,
[81] che fu serrato a Giano il suo delubro.
[94] E quando il dente longobardo morse
[136] E poi il mosser le parole biece
[140] e se ’l mondo sapesse il cor ch’elli ebbe

74. Paradiso • Canto VII

[34] Or drizza il viso a quel ch’or si ragiona:
[59] a li occhi di ciascuno il cui ingegno
[79] Solo il peccato è quel che la disfranca
[124] Tu dici: “Io veggio l’acqua, io veggio il foco,

75. Paradiso • Canto VIII

[2] che la bella Ciprigna il folle amore
[11] pigliavano il vocabol de la stella
[26] veduti a noi venir, lasciando il giro
[37] ‘Voi che ’ntendendo il terzo ciel movete’;
[49] Così fatta, mi disse: «Il mondo m’ebbe
[97] Lo ben che tutto il regno che tu scandi
[106] Se ciò non fosse, il ciel che tu cammine
[111] e manco il primo, che non li ha perfetti.
[115] Ond’ elli ancora: «Or dì: sarebbe il peggio
[126] che, volando per l’aere, il figlio perse.
[133] Natura generata il suo cammino
[135] se non vincesse il proveder divino.

76. Paradiso • Canto IX

[33] perché mi vinse il lume d’esta stella;
[56] che ricevesse il sangue ferrarese,
[93] che fé del sangue suo già caldo il porto.
[95] fu noto il nome mio; e questo cielo
[130] produce e spande il maladetto fiore
[136] A questo intende il papa e ’ cardinali;

77. Paradiso • Canto X

[30] e col suo lume il tempo ne misura,
[53] ringrazia il Sol de li angeli, ch’a questo
[69] sì che ritenga il fil che fa la zona.
[88] qual ti negasse il vin de la sua fiala
[106] L’altro ch’appresso addorna il nostro coro,
[114] a veder tanto non surse il secondo.
[115] Appresso vedi il lume di quel cero
[133] Questi onde a me ritorna il tuo riguardo,

78. Paradiso • Canto XI

[26] e là u’ dissi: “Non nacque il secondo”;
[28] La provedenza, che governa il mondo
[121] e questo fu il nostro patrïarca;
[138] e vedra’ il corrègger che argomenta

79. Paradiso • Canto XII

[54] in che soggiace il leone e soggioga:
[56] de la fede cristiana, il santo atleta
[65] vide nel sonno il mirabile frutto
[119] de la mala coltura, quando il loglio
[140] il calavrese abate Giovacchino

80. Paradiso • Canto XIII

[7] imagini quel carro a cu’ il seno
[15] allora che sentì di morte il gelo;
[21] che circulava il punto dov’ io era:
[24] si move il ciel che tutti li altri avanza.
[31] Ruppe il silenzio ne’ concordi numi
[39] il cui palato a tutto ’l mondo costa,
[50] e vedräi il tuo credere e ’l mio dire
[54] che partorisce, amando, il nostro Sire;
[58] per sua bontate il suo raggiare aduna,
[66] con seme e sanza seme il ciel movendo.
[74] e fosse il cielo in sua virtù supprema,
[97] non per sapere il numero in che enno

81. Paradiso • Canto XIV

[38] di paradiso, tanto il nostro amore
[47] di gratüito lume il sommo bene,
[101] Marte quei raggi il venerabil segno
[131] posponendo il piacer de li occhi belli,

82. Paradiso • Canto XV

[32] poscia rivolsi a la mia donna il viso,
[57] da l’un, se si conosce, il cinque e ’l sei;
[63] in che, prima che pensi, il pensier pandi;
[138] e quindi il sopranome tuo si feo.
[143] di quella legge il cui popolo usurpa,

83. Paradiso • Canto XVI

[16] Io cominciai: «Voi siete il padre mio;
[42] da quei che corre il vostro annüal gioco.
[48] eran il quinto di quei ch’or son vivi.
[69] come del vostro il cibo che s’appone;
[98] il conte Guido e qualunque del nome
[120] che poï il suocero il fé lor parente.
[128] del gran barone il cui nome e ’l cui pregio
[136] La casa di che nacque il vostro fleto,
[152] e giusto il popol suo, tanto che ’l giglio

84. Paradiso • Canto XVII

[17] anzi che sieno in sé, mirando il punto
[45] a vista il tempo che ti s’apparecchia.
[67] Di sua bestialitate il suo processo
[72] che ’n su la scala porta il santo uccello;
[121] La luce in che rideva il mio tesoro

85. Paradiso • Canto XVIII

[36] che fa in nube il suo foco veloce».
[39] né mi fu noto il dir prima che ’l fatto.
[53] per vedere in Beatrice il mio dovere,
[66] suo si discarchi di vergogna il carco,
[98] era il colmo de l’emme, e lì quetarsi
[99] cantando, credo, il ben ch’a sé le move.
[120] ond’ esce il fummo che ’l tuo raggio vizia;
[136] ch’io non conosco il pescator né Polo».

86. Paradiso • Canto XIX

[25] solvetemi, spirando, il gran digiuno
[40] Poi cominciò: «Colui che volse il sesto
[59] la vista che riceve il vostro mondo,
[61] che, ben che da la proda veggia il fondo,
[91] Quale sovresso il nido si rigira
[99] tal è il giudicio etterno a voi mortali».
[118] Lì si vedrà il duol che sovra Senna
[141] che male ha visto il conio di Vinegia.

87. Paradiso • Canto XX

[17] ond’ io vidi ingemmato il sesto lume
[30] quali aspettava il core ov’ io le scrissi.
[31] «La parte in me che vede e pate il sole
[38] fu il cantor de lo Spirito Santo,
[40] ora conosce il merto del suo canto,
[58] ora conosce come il mal dedutto
[66] del suo fulgore il fa vedere ancora.
[72] ben che sua vista non discerna il fondo».
[125] da indi il puzzo più del paganesmo;
[137] perché il ben nostro in questo ben s’affina,

88. Paradiso • Canto XXI

[26] cerchiando il mondo, del suo caro duce
[46] Ma quella ond’ io aspetto il come e ’l quando
[49] Per ch’ella, che vedëa il tacer mio
[51] mi disse: «Solvi il tuo caldo disio».
[61] «Tu hai l’udir mortal sì come il viso»,
[69] sì come il fiammeggiar ti manifesta.
[80] che del suo mezzo fece il lume centro,
[112] Così ricominciommi il terzo sermo;
[127] Venne Cefàs e venne il gran vasello
[129] prendendo il cibo da qualunque ostello.
[142] né io lo ’ntesi, sì mi vinse il tuono.

89. Paradiso • Canto XXII

[10] Come t’avrebbe trasmutato il canto,
[51] fermar li piedi e tennero il cor saldo».
[61] Ond’ elli: «Frate, il tuo alto disio
[70] Infin là sù la vide il patriarca
[81] che fa il cor de’ monaci sì folle;
[90] e Francesco umilmente il suo convento;
[110] nel foco il dito, in quant’ io vidi ’l segno
[111] che segue il Tauro e fui dentro da esso.
[114] tutto, qual che si sia, il mio ingegno,
[145] Quindi m’apparve il temperar di Giove
[147] il varïar che fanno di lor dove;

90. Paradiso • Canto XXIII

[7] previene il tempo in su aperta frasca,
[8] e con ardente affetto il sole aspetta,
[12] sotto la quale il sol mostra men fretta:
[59] non si verria, cantando il santo riso
[60] e quanto il santo aspetto facea mero;
[61] e così, figurando il paradiso,
[64] Ma chi pensasse il ponderoso tema
[75] al cui odor si prese il buon cammino».
[88] Il nome del bel fior ch’io sempre invoco
[92] il quale e il quanto de la viva stella
[94] per entro il cielo scese una facella,
[101] onde si coronava il bel zaffiro
[102] del quale il ciel più chiaro s’inzaffira.
[111] facean sonare il nome di Maria.

91. Paradiso • Canto XXIV

[2] del benedetto Agnello, il qual vi ciba
[31] Poscia fermato, il foco benedetto
[46] Sì come il baccialier s’arma e non parla
[105] che vuol provarsi, non altri, il ti giura».
[108] è tal, che li altri non sono il centesmo:
[149] da indi abbraccia il servo, gratulando

92. Paradiso • Canto XXV

[17] mi disse: «Mira, mira: ecco il barone
[19] Sì come quando il colombo si pone
[24] laudando il cibo che là sù li prande.
[43] sì che, veduto il ver di questa corte,
[68] de la gloria futura, il qual produce
[74] dice, ‘color che sanno il nome tuo’:
[124] In terra è terra il mio corpo, e saragli
[131] si quïetò con esso il dolce mischio

93. Paradiso • Canto XXVI

[36] il vero in che si fonda questa prova.
[38] colui che mi dimostra il primo amore
[48] d’i tuoi amori a Dio guarda il sovrano.
[83] vagheggia il suo fattor l’anima prima
[115] Or, figluol mio, non il gustar del legno
[117] ma solamente il trapassar del segno.
[129] seguendo il cielo, sempre fu durabile.
[134] I s’appellava in terra il sommo bene

94. Paradiso • Canto XXVII

[3] sì che m’inebrïava il dolce canto.
[22] Quelli ch’usurpa in terra il luogo mio,
[23] il luogo mio, il luogo mio, che vaca
[75] li tolse il trapassar del più avanti.
[78] il viso e guarda come tu se’ vòlto».
[81] che fa dal mezzo al fine il primo clima;
[82] sì ch’io vedea di là da Gade il varco
[83] folle d’Ulisse, e di qua presso il lito
[85] E più mi fora discoverto il sito
[107] il mezzo e tutto l’altro intorno move,
[118] e come il tempo tegna in cotal testo
[124] Ben fiorisce ne li uomini il volere;

95. Paradiso • Canto XXVIII

[8] li dice il vero, e vede ch’el s’accorda
[27] quel moto che più tosto il mondo cigne;
[30] dal quinto il quarto, e poi dal sesto il quinto.
[31] Sopra seguiva il settimo sì sparto
[42] depende il cielo e tutta la natura.
[65] secondo il più e ’l men de la virtute
[87] e come stella in cielo il ver si vide.

96. Paradiso • Canto XXIX

[43] e anche la ragione il vede alquanto,
[51] turbò il suggetto d’i vostri alimenti.
[55] Principio del cader fu il maladetto
[117] gonfia il cappuccio e più non si richiede.
[119] che se ’l vulgo il vedesse, vederebbe
[124] Di questo ingrassa il porco sant’ Antonio,

97. Paradiso • Canto XXX

[6] perde il parere infino a questo fondo;
[10] Non altrimenti il trïunfo che lude
[21] che solo il suo fattor tutta la goda.
[28] Dal primo giorno ch’i’ vidi il suo viso
[30] non m’è il seguire al mio cantar preciso;
[54] per far disposto a sua fiamma il candelo».
[75] così mi disse il sol de li occhi miei.
[76] Anche soggiunse: «Il fiume e li topazi
[83] col volto verso il latte, se si svegli
[99] dammi virtù a dir com’ ïo il vidi!
[120] il quanto e ’l quale di quella allegrezza.

98. Paradiso • Canto XXXI

[18] ch’elli acquistavan ventilando il fianco.
[95] perfettamente», disse, «il tuo cammino,
[102] però ch’i’ sono il suo fedel Bernardo».
[124] E come quivi ove s’aspetta il temo
[126] e quinci e quindi il lume si fa scemo,

99. Paradiso • Canto XXXII

[20] la fede in Cristo, queste sono il muro
[28] E come quinci il glorïoso scanno
[41] a mezzo il tratto le due discrezioni,
[70] Però, secondo il color d’i capelli,
[101] l’esser qua giù, lasciando il dolce loco
[122] è il padre per lo cui ardito gusto

100. Paradiso • Canto XXXIII

[55] Da quinci innanzi il mio veder fu maggio
[63] nel core il dolce che nacque da essa.
[121] Oh quanto è corto il dire e come fioco
[143] ma già volgeva il mio disio e ’l velle,
[145] l’amor che move il sole e l’altre stelle.