Concordanze nella Divina Commedia di Dante (beta)
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1. Inferno • Canto I
[10]
Io non so ben ridir com’ i’ v’intrai,
[54]
ch’io perdei la speranza de l’altezza.
[81]
rispuos’ io lui con vergognosa fronte.
[86]
tu se’ solo colui da cu’ io tolsi
[88]
Vedi la bestia per cu’ io mi volsi;
[112]
Ond’ io per lo tuo me’ penso e discerno
[113]
che tu mi segui, e io sarò tua guida,
[130]
E io a lui: «Poeta, io ti richeggio
[132]
acciò ch’io fugga questo male e peggio,
[134]
sì ch’io veggia la porta di san Pietro
[136]
Allor si mosse, e io li tenni dietro.
2. Inferno • Canto II
[3]
da le fatiche loro; e io sol uno
[8]
o mente che scrivesti ciò ch’io vidi,
[10]
Io cominciai: «Poeta che mi guidi,
[31]
Ma io, perché venirvi? o chi ’l concede?
[32]
Io non Enëa, io non Paulo sono;
[33]
me degno a ciò né io né altri ’l crede.
[34]
Per che, se del venire io m’abbandono,
[50]
dirotti perch’ io venni e quel ch’io ’ntesi
[52]
Io era tra color che son sospesi,
[54]
tal che di comandare io la richiesi.
[65]
ch’io mi sia tardi al soccorso levata,
[75]
Tacette allora, e poi comincia’ io:
[95]
di questo ’mpedimento ov’ io ti mando,
[99]
di te, e io a te lo raccomando—.
[111]
com’ io, dopo cotai parole fatte,
[130]
tal mi fec’ io di mia virtude stanca,
3. Inferno • Canto III
[8]
se non etterne, e io etterno duro.
[12]
per ch’io: «Maestro, il senso lor m’è duro».
[20]
con lieto volto, ond’ io mi confortai,
[24]
per ch’io al cominciar ne lagrimai.
[31]
E io ch’avea d’error la testa cinta,
[43]
E io: «Maestro, che è tanto greve
[52]
E io, che riguardai, vidi una ’nsegna
[58]
Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,
[72]
per ch’io dissi: «Maestro, or mi concedi
[90]
Ma poi che vide ch’io non mi partiva,
4. Inferno • Canto IV
[2]
un greve truono, sì ch’io mi riscossi
[6]
per conoscer lo loco dov’ io fossi.
[12]
io non vi discernea alcuna cosa.
[15]
«Io sarò primo, e tu sarai secondo».
[16]
E io, che del color mi fui accorto,
[39]
e di questi cotai son io medesmo.
[47]
comincia’ io per voler esser certo
[52]
rispuose: «Io era nuovo in questo stato,
[68]
di qua dal sonno, quand’ io vidi un foco
[71]
ma non sì ch’io non discernessi in parte
[102]
sì ch’io fui sesto tra cotanto senno.
[145]
Io non posso ritrar di tutti a pieno,
5. Inferno • Canto V
[28]
Io venni in loco d’ogne luce muto,
[48]
così vid’ io venir, traendo guai,
[70]
Poscia ch’io ebbi ’l mio dottore udito
[109]
Quand’ io intesi quell’ anime offense,
[115]
Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
[141]
io venni men così com’ io morisse.
6. Inferno • Canto VI
[5]
mi veggio intorno, come ch’io mi mova
[6]
e ch’io mi volga, e come che io guati.
[7]
Io sono al terzo cerchio, de la piova
[42]
tu fosti, prima ch’io disfatto, fatto».
[43]
E io a lui: «L’angoscia che tu hai
[55]
E io anima trista non son sola,
[58]
Io li rispuosi: «Ciacco, il tuo affanno
[77]
E io a lui: «Ancor vo’ che mi ’nsegni
[82]
dimmi ove sono e fa ch’io li conosca;
[103]
per ch’io dissi: «Maestro, esti tormenti
7. Inferno • Canto VII
[20]
nove travaglie e pene quant’ io viddi?
[36]
E io, ch’avea lo cor quasi compunto,
[49]
E io: «Maestro, tra questi cotali
[50]
dovre’ io ben riconoscere alcuni
[67]
«Maestro mio», diss’ io, «or mi dì anche:
[99]
quand’ io mi mossi, e ’l troppo star si vieta».
[109]
E io, che di mirare stava inteso,
8. Inferno • Canto VIII
[1]
Io dico, seguitando, ch’assai prima
[7]
E io mi volsi al mar di tutto ’l senno;
[15]
com’ io vidi una nave piccioletta
[27]
e sol quand’ io fui dentro parve carca.
[28]
Tosto che ’l duca e io nel legno fui,
[34]
E io a lui: «S’i’ vegno, non rimango;
[37]
E io a lui: «Con piangere e con lutto,
[52]
E io: «Maestro, molto sarei vago
[58]
Dopo ciò poco vid’ io quello strazio
[66]
per ch’io avante l’occhio intento sbarro.
[70]
E io: «Maestro, già le sue meschite
[82]
Io vidi più di mille in su le porte
[94]
Pensa, lettor, se io mi sconfortai
[100]
non mi lasciar», diss’ io, «così disfatto;
[110]
lo dolce padre, e io rimagno in forse,
[121]
E a me disse: «Tu, perch’ io m’adiri,
[122]
non sbigottir, ch’io vincerò la prova,
9. Inferno • Canto IX
[14]
perch’ io traeva la parola tronca
[19]
Questa question fec’ io; e quei «Di rado
[21]
faccia il cammino alcun per qual io vado.
[79]
vid’ io più di mille anime distrutte
[107]
e io, ch’avea di riguardar disio
[109]
com’ io fui dentro, l’occhio intorno invio:
[124]
E io: «Maestro, quai son quelle genti
10. Inferno • Canto X
[3]
lo mio maestro, e io dopo le spalle.
[19]
E io: «Buon duca, non tegno riposto
[34]
Io avea già il mio viso nel suo fitto;
[40]
Com’ io al piè de la sua tomba fui,
[43]
Io ch’era d’ubidir disideroso,
[50]
rispuos’ io lui, «l’una e l’altra fïata;
[61]
E io a lui: «Da me stesso non vegno:
[71]
ch’io facëa dinanzi a la risposta,
[85]
Ond’ io a lui: «Lo strazio e ’l grande scempio
[89]
«A ciò non fu’ io sol», disse, «né certo
[91]
Ma fu’ io solo, là dove sofferto
[95]
prega’ io lui, «solvetemi quel nodo
[121]
Indi s’ascose; e io inver’ l’antico
[126]
E io li sodisfeci al suo dimando.
11. Inferno • Canto XI
[7]
d’un grand’ avello, ov’ io vidi una scritta
[13]
Così ’l maestro; e io «Alcun compenso»,
[67]
E io: «Maestro, assai chiara procede
[95]
diss’ io, «là dove di’ ch’usura offende
12. Inferno • Canto XII
[25]
vid’ io lo Minotauro far cotale;
[31]
Io gia pensando; e quei disse: «Tu pensi
[52]
Io vidi un’ampia fossa in arco torta,
[90]
non è ladron, né io anima fuia.
[91]
Ma per quella virtù per cu’ io movo
[103]
Io vidi gente sotto infino al ciglio;
[114]
«Questi ti sia or primo, e io secondo».
[123]
e di costoro assai riconobb’ io.
13. Inferno • Canto XIII
[22]
Io sentia d’ogne parte trarre guai
[24]
per ch’io tutto smarrito m’arrestai.
[25]
Cred’ ïo ch’ei credette ch’io credesse
[44]
parole e sangue; ond’ io lasciai la cima
[58]
Io son colui che tenni ambo le chiavi
[135]
che colpa ho io de la tua vita rea?».
[151]
Io fei gibetto a me de le mie case».
14. Inferno • Canto XIV
[50]
ch’io domandava il mio duca di lui,
[51]
gridò: «Qual io fui vivo, tal son morto.
[71]
ma, com’ io dissi lui, li suoi dispetti
[84]
per ch’io m’accorsi che ’l passo era lici.
[92]
per ch’io ’l pregai che mi largisse ’l pasto
[121]
E io a lui: «Se ’l presente rigagno
[130]
E io ancor: «Maestro, ove si trova
15. Inferno • Canto XV
[15]
perch’ io in dietro rivolto mi fossi,
[25]
E io, quando ’l suo braccio a me distese,
[43]
Io non osava scender de la strada
[50]
rispuos’ io lui, «mi smarri’ in una valle,
[58]
e s’io non fossi sì per tempo morto,
[80]
rispuos’ io lui, «voi non sareste ancora
[86]
e quant’ io l’abbia in grado, mentr’ io vivo
[91]
Tanto vogl’ io che vi sia manifesto,
[120]
nel qual io vivo ancora, e più non cheggio».
16. Inferno • Canto XVI
[43]
E io, che posto son con loro in croce,
[49]
ma perch’ io mi sarei brusciato e cotto,
[91]
Io lo seguiva, e poco eravam iti,
[106]
Io avea una corda intorno cinta,
[109]
Poscia ch’io l’ebbi tutta da me sciolta,
[122]
ciò ch’io attendo e che il tuo pensier sogna;
17. Inferno • Canto XVII
[54]
non ne conobbi alcun; ma io m’accorsi
[58]
E com’ io riguardando tra lor vegno,
[76]
E io, temendo no ’l più star crucciasse
[88]
tal divenn’ io a le parole porte;
[93]
com’ io credetti: ‘Fa che tu m’abbracce’.
[118]
Io sentia già da la man destra il gorgo
[121]
Allor fu’ io più timido a lo stoscio,
[123]
ond’ io tremando tutto mi raccoscio.
18. Inferno • Canto XVIII
[21]
tenne a sinistra, e io dietro mi mossi.
[40]
Mentr’ io andava, li occhi miei in uno
[41]
furo scontrati; e io sì tosto dissi:
[48]
ch’io dissi: «O tu che l’occhio a terra gette,
[58]
E non pur io qui piango bolognese;
[115]
E mentre ch’io là giù con l’occhio cerco,
[120]
E io a lui: «Perché, se ben ricordo,
[126]
ond’ io non ebbi mai la lingua stucca».
[134]
al drudo suo quando disse “Ho io grazie
19. Inferno • Canto XIX
[13]
Io vidi per le coste e per lo fondo
[20]
rupp’ io per un che dentro v’annegava:
[33]
diss’ io, «e cui più roggia fiamma succia?».
[37]
E io: «Tanto m’è bel, quanto a te piace:
[48]
comincia’ io a dir, «se puoi, fa motto».
[49]
Io stava come ’l frate che confessa
[58]
Tal mi fec’ io, quai son color che stanno,
[63]
e io rispuosi come a me fu imposto.
[76]
Là giù cascherò io altresì quando
[88]
Io non so s’i’ mi fui qui troppo folle,
[103]
io userei parole ancor più gravi;
[118]
E mentr’ io li cantava cotai note,
20. Inferno • Canto XX
[4]
Io era già disposto tutto quanto
[18]
ma io nol vidi, né credo che sia.
[21]
com’ io potea tener lo viso asciutto,
[25]
Certo io piangea, poggiato a un de’ rocchi
[56]
poscia si puose là dove nacqu’ io;
[100]
E io: «Maestro, i tuoi ragionamenti
21. Inferno • Canto XXI
[22]
Mentr’ io là giù fisamente mirava,
[24]
mi trasse a sé del loco dov’ io stava.
[91]
Per ch’io mi mossi e a lui venni ratto;
[93]
sì ch’io temetti ch’ei tenesser patto;
[115]
Io mando verso là di questi miei
[128]
diss’ io, «deh, sanza scorta andianci soli,
22. Inferno • Canto XXII
[1]
Io vidi già cavalier muover campo,
[43]
E io: «Maestro mio, fa, se tu puoi,
[54]
di ch’io rendo ragione in questo caldo».
[60]
e disse: «State in là, mentr’ io lo ’nforco».
[68]
Così foss’ io ancor con lui coperto,
[99]
«Toschi o Lombardi, io ne farò venire;
[102]
e io, seggendo in questo loco stesso,
[103]
per un ch’io son, ne farò venir sette
[104]
quand’ io suffolerò, com’ è nostro uso
[110]
rispuose: «Malizioso son io troppo,
[111]
quand’ io procuro a’ mia maggior trestizia».
[114]
io non ti verrò dietro di gualoppo,
23. Inferno • Canto XXIII
[13]
Io pensava così: ‘Questi per noi
[21]
quand’ io dissi: «Maestro, se non celi
[24]
io li ’magino sì, che già li sento».
[35]
ch’io li vidi venir con l’ali tese
[73]
Per ch’io al duca mio: «Fa che tu trovi
[94]
E io a loro: «I’ fui nato e cresciuto
[104]
io Catalano e questi Loderingo
[109]
Io cominciai: «O frati, i vostri mali . . . »;
[124]
Allor vid’ io maravigliar Virgilio
[142]
E ’l frate: «Io udi’ già dire a Bologna
[147]
ond’ io da li ’ncarcati mi parti’
24. Inferno • Canto XXIV
[17]
quand’ io li vidi sì turbar la fronte,
[21]
dolce ch’io vidi prima a piè del monte.
[32]
ché noi a pena, ei lieve e io sospinto,
[36]
non so di lui, ma io sarei ben vinto.
[44]
quand’ io fui sù, ch’i’ non potea più oltre,
[70]
Io era vòlto in giù, ma li occhi vivi
[72]
per ch’io: «Maestro, fa che tu arrivi
[122]
per ch’ei rispuose: «Io piovvi di Toscana,
[129]
ch’io ’l vidi uomo di sangue e di crucci».
[136]
Io non posso negar quel che tu chiedi;
[137]
in giù son messo tanto perch’ io fui
25. Inferno • Canto XXV
[17]
e io vidi un centauro pien di rabbia
[19]
Maremma non cred’ io che tante n’abbia,
[36]
de’ quai né io né ’l duca mio s’accorse,
[40]
Io non li conoscea; ma ei seguette,
[44]
per ch’io, acciò che ’l duca stesse attento,
[47]
ciò ch’io dirò, non sarà maraviglia,
[48]
ché io che ’l vidi, a pena il mi consento.
[49]
Com’ io tenea levate in lor le ciglia,
[99]
converte poetando, io non lo ’nvidio;
[112]
Io vidi intrar le braccia per l’ascelle,
[141]
com’ ho fatt’ io, carpon per questo calle».
[142]
Così vid’ io la settima zavorra
26. Inferno • Canto XXVI
[20]
quando drizzo la mente a ciò ch’io vidi,
[24]
m’ha dato ’l ben, ch’io stessi nol m’invidi.
[32]
l’ottava bolgia, sì com’ io m’accorsi
[43]
Io stava sovra ’l ponte a veder surto,
[44]
sì che s’io non avessi un ronchion preso,
[49]
«Maestro mio», rispuos’ io, «per udirti
[50]
son io più certo; ma già m’era avviso
[65]
parlar», diss’ io, «maestro, assai ten priego
[71]
di molta loda, e io però l’accetto;
[80]
s’io meritai di voi mentre ch’io vissi,
[81]
s’io meritai di voi assai o poco
[106]
Io e ’ compagni eravam vecchi e tardi
[121]
Li miei compagni fec’ io sì aguti,
27. Inferno • Canto XXVII
[19]
udimmo dire: «O tu a cu’ io drizzo
[22]
perch’ io sia giunto forse alquanto tardo,
[27]
latina ond’ io mia colpa tutta reco,
[29]
ch’io fui d’i monti là intra Orbino
[31]
Io era in giuso ancora attento e chino,
[34]
E io, ch’avea già pronta la risposta,
[67]
Io fui uom d’arme, e poi fui cordigliero,
[73]
Mentre ch’io forma fui d’ossa e di polpe
[77]
io seppi tutte, e sì menai lor arte,
[98]
domandommi consiglio, e io tacetti
[103]
Lo ciel poss’ io serrare e diserrare,
[109]
di quel peccato ov’ io mo cader deggio,
[112]
Francesco venne poi, com’ io fu’ morto,
[123]
tu non pensavi ch’io löico fossi!”.
[128]
per ch’io là dove vedi son perduto,
[133]
Noi passamm’ oltre, e io e ’l duca mio,
28. Inferno • Canto XXVIII
[23]
com’ io vidi un, così non si pertugia,
[30]
dicendo: «Or vedi com’ io mi dilacco!
[51]
e quest’ è ver così com’ io ti parlo».
[71]
e cu’ io vidi su in terra latina,
[91]
E io a lui: «Dimostrami e dichiara,
[109]
E io li aggiunsi: «E morte di tua schiatta»;
[112]
Ma io rimasi a riguardar lo stuolo,
[113]
e vidi cosa ch’io avrei paura,
[118]
Io vidi certo, e ancor par ch’io ’l veggia,
[136]
Io feci il padre e ’l figlio in sé ribelli;
[139]
Perch’ io parti’ così giunte persone,
29. Inferno • Canto XXIX
[13]
«Se tu avessi», rispuos’ io appresso,
[14]
«atteso a la cagion per ch’io guardava,
[16]
Parte sen giva, e io retro li andava,
[19]
dov’ io tenea or li occhi sì a posta,
[25]
ch’io vidi lui a piè del ponticello
[32]
che non li è vendicata ancor», diss’ io,
[45]
ond’ io li orecchi con le man copersi.
[73]
Io vidi due sedere a sé poggiati,
[102]
e io incominciai, poscia ch’ei volse:
[109]
«Io fui d’Arezzo, e Albero da Siena»,
[111]
ma quel per ch’io mori’ qui non mi mena.
[116]
perch’ io nol feci Dedalo, mi fece
[121]
E io dissi al poeta: «Or fu già mai
[136]
sì vedrai ch’io son l’ombra di Capocchio,
[139]
com’ io fui di natura buona scimia».
30. Inferno • Canto XXX
[7]
gridò: «Tendiam le reti, sì ch’io pigli
[25]
quant’ io vidi in due ombre smorte e nude,
[34]
«Oh», diss’ io lui, «se l’altro non ti ficchi
[47]
sovra cu’ io avea l’occhio tenuto,
[49]
Io vidi un, fatto a guisa di lëuto,
[59]
e non so io perché, nel mondo gramo»,
[62]
io ebbi, vivo, assai di quel ch’i’ volli,
[69]
che ’l male ond’ io nel volto mi discarno.
[71]
tragge cagion del loco ov’ io peccai
[73]
Ivi è Romena, là dov’ io falsai
[75]
per ch’io il corpo sù arso lasciai.
[76]
Ma s’io vedessi qui l’anima trista
[82]
S’io fossi pur di tanto ancor leggero
[84]
io sarei messo già per lo sentiero,
[88]
Io son per lor tra sì fatta famiglia;
[91]
E io a lui: «Chi son li due tapini
[108]
ho io il braccio a tal mestiere sciolto».
[115]
«S’io dissi falso, e tu falsasti il conio»,
[130]
Ad ascoltarli er’ io del tutto fisso,
[133]
Quand’ io ’l senti’ a me parlar con ira,
[139]
tal mi fec’ io, non possendo parlare,
[145]
E fa ragion ch’io ti sia sempre allato,
31. Inferno • Canto XXXI
[4]
così od’ io che solea far la lancia
[12]
ma io senti’ sonare un alto corno,
[21]
ond’ io: «Maestro, dì, che terra è questa?».
[46]
E io scorgeva già d’alcun la faccia,
[86]
non so io dir, ma el tenea soccinto
[97]
E io a lui: «S’esser puote, io vorrei
[109]
Allor temett’ io più che mai la morte,
[111]
s’io non avessi viste le ritorte.
[134]
disse a me: «Fatti qua, sì ch’io ti prenda»;
[135]
poi fece sì ch’un fascio era elli e io.
32. Inferno • Canto XXXII
[4]
io premerei di mio concetto il suco
[5]
più pienamente; ma perch’ io non l’abbo,
[18]
e io mirava ancora a l’alto muro,
[22]
Per ch’io mi volsi, e vidimi davante
[40]
Quand’ io m’ebbi dintorno alquanto visto,
[44]
diss’ io, «chi siete?». E quei piegaro i colli;
[70]
Poscia vid’ io mille visi cagnazzi
[75]
e io tremava ne l’etterno rezzo;
[82]
E io: «Maestro mio, or qui m’aspetta,
[83]
sì ch’io esca d’un dubbio per costui;
[85]
Lo duca stette, e io dissi a colui
[91]
«Vivo son io, e caro esser ti puote»,
[93]
ch’io metta il nome tuo tra l’altre note».
[94]
Ed elli a me: «Del contrario ho io brama.
[101]
né ti dirò ch’io sia, né mosterrolti,
[103]
Io avea già i capelli in mano avvolti,
[109]
«Omai», diss’ io, «non vo’ che più favelle,
[111]
io porterò di te vere novelle».
[116]
“Io vidi”, potrai dir, “quel da Duera
[125]
ch’io vidi due ghiacciati in una buca,
[135]
dimmi ’l perché», diss’ io, «per tal convegno,
[138]
nel mondo suso ancora io te ne cangi,
[139]
se quella con ch’io parlo non si secca».
33. Inferno • Canto XXXIII
[4]
Poi cominciò: «Tu vuo’ ch’io rinovelli
[6]
già pur pensando, pria ch’io ne favelli.
[10]
Io non so chi tu se’ né per che modo
[12]
mi sembri veramente quand’ io t’odo.
[17]
fidandomi di lui, io fossi preso
[26]
più lune già, quand’ io feci ’l mal sonno
[46]
e io senti’ chiavar l’uscio di sotto
[47]
a l’orribile torre; ond’ io guardai
[49]
Io non piangëa, sì dentro impetrai:
[52]
Perciò non lagrimai né rispuos’ io
[56]
nel doloroso carcere, e io scorsi
[59]
ed ei, pensando ch’io ’l fessi per voglia
[71]
vid’ io cascar li tre ad uno ad uno
[72]
tra ’l quinto dì e ’l sesto; ond’ io mi diedi,
[104]
per ch’io: «Maestro mio, questo chi move?
[115]
Per ch’io a lui: «Se vuo’ ch’i’ ti sovvegna,
[116]
dimmi chi se’, e s’io non ti disbrigo,
[121]
«Oh», diss’ io lui, «or se’ tu ancor morto?».
[139]
«Io credo», diss’ io lui, «che tu m’inganni;
[149]
aprimi li occhi». E io non gliel’ apersi;
34. Inferno • Canto XXXIV
[22]
Com’ io divenni allor gelato e fioco,
[25]
Io non mori’ e non rimasi vivo;
[27]
qual io divenni, d’uno e d’altro privo.
[30]
e più con un gigante io mi convegno,
[38]
quand’ io vidi tre facce a la sua testa!
[48]
vele di mar non vid’ io mai cotali.
[88]
Io levai li occhi e credetti vedere
[89]
Lucifero com’ io l’avea lasciato,
[91]
e s’io divenni allora travagliato,
[93]
qual è quel punto ch’io avea passato.
[100]
«Prima ch’io de l’abisso mi divella,
[101]
maestro mio», diss’ io quando fui dritto,
[107]
d’esser di là dal centro, ov’ io mi presi
[109]
Di là fosti cotanto quant’ io scesi;
[110]
quand’ io mi volsi, tu passasti ’l punto
[133]
Lo duca e io per quel cammino ascoso
[136]
salimmo sù, el primo e io secondo,
35. Purgatorio • Canto I
[17]
tosto ch’io usci’ fuor de l’aura morta
[28]
Com’ io da loro sguardo fui partito,
[61]
Sì com’ io dissi, fui mandato ad esso
[67]
Com’ io l’ho tratto, saria lungo a dirti;
[109]
Così sparì; e io sù mi levai
[126]
ond’ io, che fui accorto di sua arte,
36. Purgatorio • Canto II
[16]
cotal m’apparve, s’io ancor lo veggia,
[19]
Dal qual com’ io un poco ebbi ritratto
[76]
Io vidi una di lor trarresi avante
[84]
e io, seguendo lei, oltre mi pinsi.
[85]
Soavemente disse ch’io posasse;
[88]
Rispuosemi: «Così com’ io t’amai
[92]
là dov’ io son, fo io questo vïaggio»,
[93]
diss’ io; «ma a te com’ è tanta ora tolta?».
[100]
Ond’ io, ch’era ora a la marina vòlto
[106]
E io: «Se nuova legge non ti toglie
[115]
Lo mio maestro e io e quella gente
[130]
così vid’ io quella masnada fresca
37. Purgatorio • Canto III
[5]
e come sare’ io sanza lui corso?
[19]
Io mi volsi dallato con paura
[20]
d’essere abbandonato, quand’ io vidi
[24]
«non credi tu me teco e ch’io ti guidi?
[26]
lo corpo dentro al quale io facea ombra;
[43]
io dico d’Aristotile e di Plato
[57]
e io mirava suso intorno al sasso,
[61]
«Leva», diss’ io, «maestro, li occhi tuoi:
[85]
sì vid’ io muovere a venir la testa
[94]
«Sanza vostra domanda io vi confesso
[106]
Io mi volsi ver’ lui e guardail fiso:
[109]
Quand’ io mi fui umilmente disdetto
[112]
Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi,
[114]
ond’ io ti priego che, quando tu riedi,
[118]
Poscia ch’io ebbi rotta la persona
[119]
di due punte mortali, io mi rendei,
38. Purgatorio • Canto IV
[13]
Di ciò ebb’ io esperïenza vera,
[16]
lo sole, e io non m’era accorto, quando
[23]
lo duca mio, e io appresso, soli,
[36]
«Maestro mio», diss’ io, «che via faremo?».
[43]
Io era lasso, quando cominciai:
[45]
com’ io rimango sol, se non restai».
[76]
«Certo, maestro mio,» diss’ io, «unquanco
[77]
non vid’ io chiaro sì com’ io discerno
[102]
del qual né io né ei prima s’accorse.
[109]
«O dolce segnor mio», diss’ io, «adocchia
[132]
per ch’io ’ndugiai al fine i buon sospiri,
39. Purgatorio • Canto V
[1]
Io era già da quell’ ombre partito,
[19]
Che potea io ridir, se non «Io vegno»?
[35]
com’ io avviso, assai è lor risposto:
[37]
Vapori accesi non vid’ io sì tosto
[58]
E io: «Perché ne’ vostri visi guati,
[60]
cosa ch’io possa, spiriti ben nati,
[61]
voi dite, e io farò per quella pace
[67]
Ond’ io, che solo innanzi a li altri parlo,
[73]
Quindi fu’ io; ma li profondi fóri
[74]
ond’ uscì ’l sangue in sul quale io sedea,
[76]
là dov’ io più sicuro esser credea:
[79]
Ma s’io fosse fuggito inver’ la Mira,
[83]
m’impigliar sì ch’i’ caddi; e lì vid’ io
[88]
Io fui di Montefeltro, io son Bonconte;
[90]
per ch’io vo tra costor con bassa fronte».
[91]
E io a lui: «Qual forza o qual ventura
[98]
arriva’ io forato ne la gola,
[103]
Io dirò vero, e tu ’l ridì tra ’ vivi:
[108]
ma io farò de l’altro altro governo!”.
40. Purgatorio • Canto VI
[10]
Tal era io in quella turba spessa,
[28]
io cominciai: «El par che tu mi nieghi,
[40]
e là dov’ io fermai cotesto punto,
[46]
Non so se ’ntendi: io dico di Beatrice;
[49]
E io: «Segnore, andiamo a maggior fretta,
[74]
dicendo: «O Mantoano, io son Sordello
[138]
S’io dico ’l ver, l’effetto nol nasconde.
41. Purgatorio • Canto VII
[7]
Io son Virgilio; e per null’ altro rio
[18]
o pregio etterno del loco ond’ io fui,
[20]
S’io son d’udir le tue parole degno,
[23]
rispuose lui, «son io di qua venuto;
[31]
Quivi sto io coi pargoli innocenti
[34]
quivi sto io con quei che le tre sante
[47]
se mi consenti, io ti merrò ad esse,
[65]
quand’ io m’accorsi che ’l monte era scemo,
[87]
«tra color non vogliate ch’io vi guidi.
42. Purgatorio • Canto VIII
[7]
quand’ io incominciai a render vano
[22]
Io vidi quello essercito gentile
[40]
Ond’ io, che non sapeva per qual calle,
[52]
Ver’ me si fece, e io ver’ lui mi fei:
[58]
«Oh!», diss’ io lui, «per entro i luoghi tristi
[89]
E io a lui: «A quelle tre facelle
[103]
Io non vidi, e però dicer non posso,
[121]
«Oh!», diss’ io lui, «per li vostri paesi
[127]
e io vi giuro, s’io di sopra vada,
43. Purgatorio • Canto IX
[10]
quand’ io, che meco avea di quel d’Adamo,
[31]
Ivi parea che ella e io ardesse;
[40]
che mi scoss’ io, sì come da la faccia
[60]
sen venne suso; e io per le sue orme.
[67]
mi cambia’ io; e come sanza cura
[69]
si mosse, e io di rietro inver’ l’altura.
[70]
Lettor, tu vedi ben com’ io innalzo
[72]
non ti maravigliar s’io la rincalzo.
[81]
tal ne la faccia ch’io non lo soffersi;
[84]
ch’io drizzava spesso il viso in vano.
[96]
ch’io mi specchiai in esso qual io paio.
[139]
Io mi rivolsi attento al primo tuono,
[143]
ciò ch’io udiva, qual prender si suole
44. Purgatorio • Canto X
[5]
e s’io avesse li occhi vòlti ad essa,
[29]
quand’ io conobbi quella ripa intorno
[53]
per ch’io varcai Virgilio, e fe’mi presso,
[70]
I’ mossi i piè del loco dov’ io stava,
[84]
di mio figliuol ch’è morto, ond’ io m’accoro»;
[88]
«se tu non torni?»; ed ei: «Chi fia dov’ io,
[97]
Mentr’ io mi dilettava di guardare
[112]
Io cominciai: «Maestro, quel ch’io veggio
[135]
vid’ io color, quando puosi ben cura.
45. Purgatorio • Canto XI
[47]
che dette avea colui cu’ io seguiva,
[52]
E s’io non fossi impedito dal sasso
[56]
guardere’ io, per veder s’i’ ’l conosco,
[58]
Io fui latino e nato d’un gran Tosco:
[65]
ch’io ne mori’, come i Sanesi sanno,
[67]
Io sono Omberto; e non pur a me danno
[70]
E qui convien ch’io questo peso porti
[72]
poi ch’io nol fe’ tra ’ vivi, qui tra ’ morti».
[79]
«Oh!», diss’ io lui, «non se’ tu Oderisi,
[85]
Ben non sare’ io stato sì cortese
[86]
mentre ch’io vissi, per lo gran disio
[118]
E io a lui: «Tuo vero dir m’incora
[127]
E io: «Se quello spirito ch’attende,
46. Purgatorio • Canto XII
[2]
m’andava io con quell’ anima carca,
[10]
Io m’era mosso, e seguia volontieri
[22]
sì vid’ io lì, ma di miglior sembianza
[38]
vedea io te segnata in su la strada,
[43]
O folle Aragne, sì vedea io te
[57]
«Sangue sitisti, e io di sangue t’empio».
[69]
quant’ io calcai, fin che chinato givi.
[85]
Io era ben del suo ammonir uso
[118]
Ond’ io: «Maestro, dì, qual cosa greve
[127]
Allor fec’ io come color che vanno
47. Purgatorio • Canto XIII
[11]
ragionava il poeta, «io temo forse
[34]
«Oh!», diss’ io, «padre, che voci son queste?».
[35]
E com’ io domandai, ecco la terza
[68]
così a l’ombre quivi, ond’ io parlo ora,
[75]
per ch’io mi volsi al mio consiglio saggio.
[98]
più innanzi alquanto che là dov’ io stava,
[99]
ond’ io mi feci ancor più là sentire.
[103]
«Spirto», diss’ io, «che per salir ti dome,
[106]
«Io fui sanese», rispuose, «e con questi
[112]
E perché tu non creda ch’io t’inganni,
[113]
odi s’i’ fui, com’ io ti dico, folle,
[117]
e io pregava Iddio di quel ch’e’ volle.
[121]
tanto ch’io volsi in sù l’ardita faccia,
[132]
sì com’ io credo, e spirando ragioni?».
[133]
«Li occhi», diss’ io, «mi fieno ancor qui tolti,
[141]
E io: «Costui ch’è meco e non fa motto.
48. Purgatorio • Canto XIV
[16]
E io: «Per mezza Toscana si spazia
[19]
Di sovr’ esso rech’ io questa persona:
[58]
Io veggio tuo nepote che diventa
[70]
così vid’ io l’altr’ anima, che volta
[77]
ricominciò: «Tu vuo’ ch’io mi deduca
[81]
però sappi ch’io fui Guido del Duca.
[103]
Non ti maravigliar s’io piango, Tosco,
[139]
«Io sono Aglauro che divenni sasso»;
49. Purgatorio • Canto XV
[10]
quand’ io senti’ a me gravar la fronte
[13]
ond’ io levai le mani inver’ la cima
[27]
diss’ io, «e pare inver’ noi esser mosso?».
[40]
Lo mio maestro e io soli amendue
[41]
suso andavamo; e io pensai, andando,
[58]
«Io son d’esser contento più digiuno»,
[59]
diss’ io, «che se mi fosse pria taciuto,
[82]
Com’ io voleva dicer ‘Tu m’appaghe’,
[91]
Ecco, dolenti, lo tuo padre e io
[117]
io riconobbi i miei non falsi errori.
[125]
io ti dirò», diss’ io, «ciò che m’apparve
50. Purgatorio • Canto XVI
[13]
m’andava io per l’aere amaro e sozzo,
[16]
Io sentia voci, e ciascuna pareva
[23]
diss’ io. Ed elli a me: «Tu vero apprendi,
[31]
E io: «O creatura che ti mondi
[34]
«Io ti seguiterò quanto mi lece»,
[52]
E io a lui: «Per fede mi ti lego
[53]
di far ciò che mi chiedi; ma io scoppio
[54]
dentro ad un dubbio, s’io non me ne spiego.
[57]
qui, e altrove, quello ov’ io l’accoppio.
[84]
e io te ne sarò or vera spia.
[130]
«O Marco mio», diss’ io, «bene argomenti;
[139]
Per altro sopranome io nol conosco,
[140]
s’io nol togliessi da sua figlia Gaia.
[144]
(l’angelo è ivi) prima ch’io li paia».
51. Purgatorio • Canto XVII
[8]
in giugnere a veder com’ io rividi
[38]
or m’hai perduta! Io son essa che lutto,
[46]
I’ mi volgea per veder ov’ io fosse,
[64]
Così disse il mio duca, e io con lui
[66]
e tosto ch’io al primo grado fui,
[79]
E io attesi un poco, s’io udissi
52. Purgatorio • Canto XVIII
[3]
ne la mia vista s’io parea contento;
[4]
e io, cui nova sete ancor frugava,
[6]
lo troppo dimandar ch’io fo li grava’.
[10]
Ond’ io: «Maestro, il mio veder s’avviva
[11]
sì nel tuo lume, ch’io discerno chiaro
[41]
rispuos’ io lui, «m’hanno amor discoverto,
[47]
dir ti poss’ io; da indi in là t’aspetta
[85]
per ch’io, che la ragione aperta e piana
[95]
per quel ch’io vidi di color, venendo,
[118]
Io fui abate in San Zeno a Verona
[127]
Io non so se più disse o s’ei si tacque,
53. Purgatorio • Canto XIX
[10]
Io la mirava; e come ’l sol conforta
[19]
«Io son», cantava, «io son dolce serena,
[22]
Io volsi Ulisse del suo cammin vago
[34]
Io mossi li occhi, e ’l buon maestro: «Almen tre
[43]
quand’ io udi’ «Venite; qui si varca»
[55]
E io: «Con tanta sospeccion fa irmi
[57]
sì ch’io non posso dal pensar partirmi».
[67]
tal mi fec’ io; e tal, quanto si fende
[70]
Com’ io nel quinto giro fui dischiuso,
[83]
poco dinanzi a noi ne fu; per ch’io
[88]
Poi ch’io potei di me fare a mio senno,
[95]
al sù, mi dì, e se vuo’ ch’io t’impetri
[96]
cosa di là ond’ io vivendo mossi».
[103]
Un mese e poco più prova’ io come
[127]
Io m’era inginocchiato e volea dire;
[128]
ma com’ io cominciai ed el s’accorse,
[131]
E io a lui: «Per vostra dignitate
[138]
ben puoi veder perch’ io così ragiono.
[142]
Nepote ho io di là c’ha nome Alagia,
54. Purgatorio • Canto XX
[17]
e io attento a l’ombre, ch’i’ sentia
[29]
ch’io mi trassi oltre per aver contezza
[38]
s’io ritorno a compiér lo cammin corto
[40]
Ed elli: «Io ti dirò, non per conforto
[41]
ch’io attenda di là, ma perché tanta
[43]
Io fui radice de la mala pianta
[48]
e io la cheggio a lui che tutto giuggia.
[52]
Figliuol fu’ io d’un beccaio di Parigi:
[70]
Tempo vegg’ io, non molto dopo ancoi,
[94]
O Segnor mio, quando sarò io lieto
[97]
Ciò ch’io dicea di quell’ unica sposa
[122]
dianzi non era io sol; ma qui da presso
[127]
quand’ io senti’, come cosa che cada,
[135]
dicendo: «Non dubbiar, mentr’ io ti guido».
[137]
dicean, per quel ch’io da’ vicin compresi,
55. Purgatorio • Canto XXI
[31]
Ond’ io fui tratto fuor de l’ampia gola
[53]
ch’al sommo d’i tre gradi ch’io parlai,
[67]
E io, che son giaciuto a questa doglia
[79]
Ora chi fosti, piacciati ch’io sappia,
[86]
era io di là», rispuose quello spirto,
[109]
Io pur sorrisi come l’uom ch’ammicca;
[115]
Or son io d’una parte e d’altra preso:
[117]
ch’io dica; ond’ io sospiro, e sono inteso
[121]
Ond’ io: «Forse che tu ti maravigli,
[122]
antico spirto, del rider ch’io fei;
[135]
quand’ io dismento nostra vanitate,
56. Purgatorio • Canto XXII
[7]
E io più lieve che per l’altre foci
[33]
forse per quella cerchia dov’ io era.
[37]
E se non fosse ch’io drizzai mia cura,
[38]
quand’ io intesi là dove tu chiame,
[52]
però, s’io son tra quella gente stato
[74]
ma perché veggi mei ciò ch’io disegno,
[81]
ond’ io a visitarli presi usata.
[86]
io li sovvenni, e i lor dritti costumi
[88]
E pria ch’io conducessi i Greci a’ fiumi
[89]
di Tebe poetando, ebb’ io battesmo;
[95]
che m’ascondeva quanto bene io dico,
[100]
«Costoro e Persio e io e altri assai»,
[121]
quando il mio duca: «Io credo ch’a lo stremo
[127]
Elli givan dinanzi, e io soletto
[135]
cred’ io, perché persona sù non vada.
57. Purgatorio • Canto XXIII
[7]
Io volsi ’l viso, e ’l passo non men tosto,
[14]
comincia’ io; ed elli: «Ombre che vanno
[28]
Io dicea fra me stesso pensando: ‘Ecco
[51]
né a difetto di carne ch’io abbia;
[55]
«La faccia tua, ch’io lagrimai già morta,
[57]
rispuos’ io lui, «veggendola sì torta.
[59]
non mi far dir mentr’ io mi maraviglio,
[63]
rimasa dietro ond’ io sì m’assottiglio.
[72]
io dico pena, e dovria dir sollazzo,
[76]
E io a lui: «Forese, da quel dì
[83]
Io ti credea trovar là giù di sotto,
[96]
che la Barbagia dov’ io la lasciai.
[97]
O dolce frate, che vuo’ tu ch’io dica?
[113]
vedi che non pur io, ma questa gente
[115]
Per ch’io a lui: «Se tu riduci a mente
[116]
qual fosti meco, e qual io teco fui,
[128]
che io sarò là dove fia Beatrice;
58. Purgatorio • Canto XXIV
[7]
E io, continüando al mio sermone,
[11]
dimmi s’io veggio da notar persona
[27]
sì ch’io però non vidi un atto bruno.
[38]
sentiv’ io là, ov’ el sentia la piaga
[40]
«O anima», diss’ io, «che par sì vaga
[41]
di parlar meco, fa sì ch’io t’intenda,
[52]
E io a lui: «I’ mi son un che, quando
[55]
«O frate, issa vegg’ io», diss’ elli, «il nodo
[58]
Io veggio ben come le vostre penne
[75]
dicendo: «Quando fia ch’io ti riveggia?».
[76]
«Non so», rispuos’ io lui, «quant’ io mi viva;
[78]
ch’io non sia col voler prima a la riva;
[92]
in questo regno, sì ch’io perdo troppo
[98]
e io rimasi in via con esso i due
[119]
per che Virgilio e Stazio e io, ristretti,
[134]
sùbita voce disse; ond’ io mi scossi
[139]
com’ io vidi un che dicea: «S’a voi piace
[143]
per ch’io mi volsi dietro a’ miei dottori,
59. Purgatorio • Canto XXV
[13]
tal era io con voglia accesa e spenta
[29]
ecco qui Stazio; e io lui chiamo e prego
[33]
discolpi me non potert’ io far nego».
[116]
ad uno ad uno; e io temëa ’l foco
[125]
per ch’io guardava a loro e a’ miei passi
60. Purgatorio • Canto XXVI
[3]
diceami: «Guarda: giovi ch’io ti scaltro»;
[7]
e io facea con l’ombra più rovente
[25]
Sì mi parlava un d’essi; e io mi fora
[26]
già manifesto, s’io non fossi atteso
[52]
Io, che due volte avea visto lor grato,
[96]
tal mi fec’ io, ma non a tanto insurgo,
[97]
quand’ io odo nomar sé stesso il padre
[112]
E io a lui: «Li dolci detti vostri,
[115]
«O frate», disse, «questi ch’io ti cerno
[136]
Io mi fei al mostrato innanzi un poco,
61. Purgatorio • Canto XXVII
[14]
per ch’io divenni tal, quando lo ’ntesi,
[22]
Ricorditi, ricorditi! E se io
[28]
E se tu forse credi ch’io t’inganni,
[33]
E io pur fermo e contra coscïenza.
[65]
verso tal parte ch’io toglieva i raggi
[69]
sentimmo dietro e io e li miei saggi.
[86]
io come capra, ed ei come pastori,
[89]
ma, per quel poco, vedea io le stelle
[107]
com’ io de l’addornarmi con le mani;
[113]
e ’l sonno mio con esse; ond’ io leva’mi,
[129]
dov’ io per me più oltre non discerno.
[142]
per ch’io te sovra te corono e mitrio».
62. Purgatorio • Canto XXVIII
[23]
dentro a la selva antica tanto, ch’io
[24]
non potea rivedere ond’ io mi ’ntrassi;
[47]
diss’ io a lei, «verso questa rivera,
[48]
tanto ch’io possa intender che tu canti.
[76]
«Voi siete nuovi, e forse perch’ io rido»,
[85]
«L’acqua», diss’ io, «e ’l suon de la foresta
[87]
di cosa ch’io udi’ contraria a questa».
[88]
Ond’ ella: «Io dicerò come procede
[135]
la sete tua perch’ io più non ti scuopra,
[145]
Io mi rivolsi ’n dietro allora tutto
63. Purgatorio • Canto XXIX
[8]
su per la riva; e io pari di lei,
[31]
Mentr’ io m’andava tra tante primizie
[39]
cagion mi sprona ch’io mercé vi chiami.
[55]
Io mi rivolsi d’ammirazion pieno
[64]
Genti vid’ io allor, come a lor duci,
[69]
s’io riguardava in lei, come specchio anco.
[70]
Quand’ io da la mia riva ebbi tal posta,
[82]
Sotto così bel ciel com’ io diviso,
64. Purgatorio • Canto XXX
[22]
Io vidi già nel cominciar del giorno
[42]
prima ch’io fuor di püerizia fosse,
[129]
fu’ io a lui men cara e men gradita;
65. Purgatorio • Canto XXXI
[19]
sì scoppia’ io sottesso grave carco,
[50]
piacer, quanto le belle membra in ch’io
[67]
tal mi stav’ io; ed ella disse: «Quando
[73]
ch’io non levai al suo comando il mento;
[89]
ch’io caddi vinto; e quale allora femmi,
[92]
la donna ch’io avea trovata sola
[99]
che nol so rimembrar, non ch’io lo scriva.
[102]
ove convenne ch’io l’acqua inghiottissi.
[124]
Pensa, lettor, s’io mi maravigliava,
66. Purgatorio • Canto XXXII
[9]
perch’ io udi’ da loro un «Troppo fiso!»;
[29]
e Stazio e io seguitavam la rota
[37]
Io senti’ mormorare a tutti «Adamo»;
[61]
Io non lo ’ntesi, né qui non si canta
[64]
S’io potessi ritrar come assonnaro
[68]
disegnerei com’ io m’addormentai;
[82]
tal torna’ io, e vidi quella pia
[106]
Così Beatrice; e io, che tutto ai piedi
[112]
com’ io vidi calar l’uccel di Giove
67. Purgatorio • Canto XXXIII
[20]
mi disse, «tanto che, s’io parlo teco,
[22]
Sì com’ io fui, com’ io dovëa, seco,
[40]
ch’io veggio certamente, e però il narro,
[73]
Ma perch’ io veggio te ne lo ’ntelletto
[79]
E io: «Sì come cera da suggello,
[91]
Ond’ io rispuosi lei: «Non mi ricorda
[136]
S’io avessi, lettor, più lungo spazio
[142]
Io ritornai da la santissima onda
68. Paradiso • Canto I
[5]
fu’ io, e vidi cose che ridire
[10]
Veramente quant’ io del regno santo
[24]
segnata nel mio capo io manifesti,
[58]
Io nol soffersi molto, né sì poco,
[59]
ch’io nol vedessi sfavillar dintorno,
[65]
fissa con li occhi stava; e io in lei
[85]
Ond’ ella, che vedea me sì com’ io,
[87]
pria ch’io a dimandar, la bocca aprio
[94]
S’io fui del primo dubbio disvestito
[99]
com’ io trascenda questi corpi levi».
[109]
Ne l’ordine ch’io dico sono accline
69. Paradiso • Canto II
[7]
L’acqua ch’io prendo già mai non si corse;
[22]
Beatrice in suso, e io in lei guardava;
[37]
S’io era corpo, e qui non si concepe
[46]
Io rispuosi: «Madonna, sì devoto
[59]
E io: «Ciò che n’appar qua sù diverso
[63]
l’argomentar ch’io li farò avverso.
[83]
de l’altro; e s’elli avvien ch’io l’altro cassi,
[124]
Riguarda bene omai sì com’ io vado
70. Paradiso • Canto III
[4]
e io, per confessar corretto e certo
[16]
tali vid’ io più facce a parlar pronte;
[17]
per ch’io dentro a l’error contrario corsi
[19]
Sùbito sì com’ io di lor m’accorsi,
[25]
«Non ti maravigliar perch’ io sorrida»,
[34]
E io a l’ombra che parea più vaga
[58]
Ond’ io a lei: «Ne’ mirabili aspetti
[94]
così fec’ io con atto e con parola,
[112]
ciò ch’io dico di me, di sé intende;
71. Paradiso • Canto IV
[10]
Io mi tacea, ma ’l mio disir dipinto
[16]
e disse: «Io veggio ben come ti tira
[30]
che prender vuoli, io dico, non Maria,
[94]
Io t’ho per certo ne la mente messo
[113]
de la voglia assoluta intende, e io
[119]
diss’ io appresso, «il cui parlar m’inonda
[124]
Io veggio ben che già mai non si sazia
[136]
Io vo’ saper se l’uom può sodisfarvi
72. Paradiso • Canto V
[1]
«S’io ti fiammeggio nel caldo d’amore
[7]
Io veggio ben sì come già resplende
[30]
tal quale io dico; e fassi col suo atto.
[40]
Apri la mente a quel ch’io ti paleso
[94]
Quivi la donna mia vid’ io sì lieta,
[98]
qual mi fec’ io che pur da mia natura
[103]
sì vid’ io ben più di mille splendori
[124]
«Io veggio ben sì come tu t’annidi
[130]
Questo diss’ io diritto a la lumera
73. Paradiso • Canto VI
[13]
E prima ch’io a l’ovra fossi attento,
[19]
Io li credetti; e ciò che ’n sua fede era,
[20]
vegg’ io or chiaro sì, come tu vedi
[91]
Or qui t’ammira in ciò ch’io ti replìco:
[98]
ch’io accusai di sopra e di lor falli,
74. Paradiso • Canto VII
[10]
Io dubitava e dicea ‘Dille, dille!’
[22]
ma io ti solverò tosto la mente;
[52]
Ma io veggi’ or la tua mente ristretta
[123]
perché tu veggi lì così com’ io.
[124]
Tu dici: “Io veggio l’acqua, io veggio il foco,
75. Paradiso • Canto VIII
[10]
e da costei ond’ io principio piglio
[13]
Io non m’accorsi del salire in ella;
[19]
vid’ io in essa luce altre lucerne
[46]
E quanta e quale vid’ io lei far piùe
[56]
che s’io fossi giù stato, io ti mostrava
[88]
per te si veggia come la vegg’ io,
[94]
Questo io a lui; ed elli a me: «S’io posso
[113]
E io: «Non già; ché impossibil veggio
[117]
«Sì», rispuos’ io; «e qui ragion non cheggio».
76. Paradiso • Canto IX
[5]
sì ch’io non posso dir se non che pianto
[21]
ch’i’ possa in te refletter quel ch’io penso!».
[31]
D’una radice nacqui e io ed ella:
[74]
diss’ io, «beato spirto, sì che nulla
[80]
Già non attendere’ io tua dimanda,
[81]
s’io m’intuassi, come tu t’inmii».
[88]
Di quella valle fu’ io litorano
[92]
Buggea siede e la terra ond’ io fui,
[96]
di me s’imprenta, com’ io fe’ di lui;
77. Paradiso • Canto X
[27]
quella materia ond’ io son fatto scriba.
[34]
e io era con lui; ma del salire
[35]
non m’accors’ io, se non com’ uom s’accorge,
[41]
quel ch’era dentro al sol dov’ io entra’mi,
[43]
Perch’ io lo ’ngegno e l’arte e l’uso chiami,
[58]
come a quelle parole mi fec’ io;
[64]
Io vidi più folgór vivi e vincenti
[70]
Ne la corte del cielo, ond’ io rivegno,
[94]
Io fui de li agni de la santa greggia
[99]
è di Cologna, e io Thomas d’Aquino.
78. Paradiso • Canto XI
[16]
E io senti’ dentro a quella lumera
[19]
«Così com’ io del suo raggio resplendo,
[73]
Ma perch’ io non proceda troppo chiuso,
79. Paradiso • Canto XII
[70]
Domenico fu detto; e io ne parlo
[78]
come dicesse: ‘Io son venuto a questo’.
[127]
Io son la vita di Bonaventura
80. Paradiso • Canto XIII
[3]
mentre ch’io dico, come ferma rupe—,
[21]
che circulava il punto dov’ io era:
[46]
e però miri a ciò ch’io dissi suso,
[49]
Or apri li occhi a quel ch’io ti rispondo,
[85]
sì ch’io commendo tua oppinïone,
[103]
Onde, se ciò ch’io dissi e questo note,
81. Paradiso • Canto XIV
[5]
questo ch’io dico, sì come si tacque
[34]
E io udi’ ne la luce più dia
[85]
Ben m’accors’ io ch’io era più levato,
[92]
l’ardor del sacrificio, ch’io conobbi
[96]
ch’io dissi: «O Elïòs che sì li addobbi!».
[105]
sì ch’io non so trovare essempro degno;
[107]
ancor mi scuserà di quel ch’io lasso,
[124]
Ben m’accors’ io ch’elli era d’alte lode,
[135]
e ch’io non m’era lì rivolto a quelli,
[136]
escusar puommi di quel ch’io m’accuso
82. Paradiso • Canto XV
[9]
ch’io le pregassi, a tacer fur concorde?
[31]
Così quel lume: ond’ io m’attesi a lui;
[35]
tal, ch’io pensai co’ miei toccar lo fondo
[39]
ch’io non lo ’ntesi, sì parlò profondo;
[53]
in ch’io ti parlo, mercè di colei
[58]
e però ch’io mi sia e perch’ io paia
[64]
ma perché ’l sacro amore in che io veglio
[70]
Io mi volsi a Beatrice, e quella udio
[71]
pria ch’io parlassi, e arrisemi un cenno
[82]
ond’ io, che son mortal, mi sento in questa
[85]
Ben supplico io a te, vivo topazio
[88]
«O fronda mia in che io compiacemmi
[89]
pur aspettando, io fui la tua radice»:
[112]
Bellincion Berti vid’ io andar cinto
[145]
Quivi fu’ io da quella gente turpa
83. Paradiso • Canto XVI
[6]
dico nel cielo, io me ne gloriai.
[16]
Io cominciai: «Voi siete il padre mio;
[18]
voi mi levate sì, ch’i’ son più ch’io.
[29]
carbone in fiamma, così vid’ io quella
[40]
Li antichi miei e io nacqui nel loco
[53]
quelle genti ch’io dico, e al Galluzzo
[86]
ciò ch’io dirò de li alti Fiorentini
[88]
Io vidi li Ughi e vidi i Catellini,
[109]
Oh quali io vidi quei che son disfatti
[124]
Io dirò cosa incredibile e vera:
[149]
vid’ io Fiorenza in sì fatto riposo,
[151]
Con queste genti vid’io glorïoso
84. Paradiso • Canto XVII
[4]
tal era io, e tal era sentito
[19]
mentre ch’io era a Virgilio congiunto
[23]
parole gravi, avvegna ch’io mi senta
[28]
Così diss’ io a quella luce stessa
[102]
in quella tela ch’io le porsi ordita,
[103]
io cominciai, come colui che brama,
[109]
per che di provedenza è buon ch’io m’armi,
[111]
io non perdessi li altri per miei carmi.
[116]
ho io appreso quel che s’io ridico,
[118]
e s’io al vero son timido amico,
[122]
ch’io trovai lì, si fé prima corusca,
85. Paradiso • Canto XVIII
[2]
quello specchio beato, e io gustava
[7]
Io mi rivolsi a l’amoroso suono
[8]
del mio conforto; e qual io allor vidi
[10]
non perch’ io pur del mio parlar diffidi,
[13]
Tanto poss’ io di quel punto ridire,
[26]
a ch’io mi volsi, conobbi la voglia
[35]
quello ch’io nomerò, lì farà l’atto
[37]
Io vidi per la croce un lume tratto
[52]
Io mi rivolsi dal mio destro lato
[61]
sì m’accors’ io che ’l mio girare intorno
[70]
Io vidi in quella giovïal facella
[85]
illustrami di te, sì ch’io rilevi
[86]
le lor figure com’ io l’ho concette:
[89]
vocali e consonanti; e io notai
[118]
Per ch’io prego la mente in che s’inizia
[124]
O milizia del ciel cu’ io contemplo,
[136]
ch’io non conosco il pescator né Polo».
86. Paradiso • Canto XIX
[10]
ch’io vidi e anche udi’ parlar lo rostro,
[11]
e sonar ne la voce e «io» e «mio»,
[14]
son io qui essaltato a quella gloria
[22]
Ond’ io appresso: «O perpetüi fiori
[28]
Ben so io che, se ’n cielo altro reame
[31]
Sapete come attento io m’apparecchio
[37]
vid’ io farsi quel segno, che di laude
87. Paradiso • Canto XX
[17]
ond’ io vidi ingemmato il sesto lume
[30]
quali aspettava il core ov’ io le scrissi.
[34]
perché d’i fuochi ond’ io figura fommi,
[79]
E avvegna ch’io fossi al dubbiar mio
[84]
per ch’io di coruscar vidi gran feste.
[88]
«Io veggio che tu credi queste cose
[89]
perch’ io le dico, ma non vedi come;
[146]
ch’io vidi le due luci benedette,
88. Paradiso • Canto XXI
[4]
E quella non ridea; ma «S’io ridessi»,
[21]
quand’ io mi trasmutai ad altra cura,
[29]
vid’ io uno scaleo eretto in suso
[32]
tanti splendor, ch’io pensai ch’ogne lume
[44]
si fé sì chiaro, ch’io dicea pensando:
[45]
‘Io veggio ben l’amor che tu m’accenne.
[46]
Ma quella ond’ io aspetto il come e ’l quando
[47]
del dire e del tacer, si sta; ond’ io,
[48]
contra ’l disio, fo ben ch’io non dimando’.
[52]
E io incominciai: «La mia mercede
[73]
«Io veggio ben», diss’ io, «sacra lucerna,
[84]
penetrando per questa in ch’io m’inventro,
[88]
Quinci vien l’allegrezza ond’ io fiammeggio;
[104]
ch’io lasciai la quistione e mi ritrassi
[121]
In quel loco fu’ io Pietro Damiano,
[136]
A questa voce vid’ io più fiammelle
[142]
né io lo ’ntesi, sì mi vinse il tuono.
89. Paradiso • Canto XXII
[11]
e io ridendo, mo pensar lo puoi,
[21]
se com’ io dico l’aspetto redui».
[25]
Io stava come quei che ’n sé repreme
[32]
com’ io la carità che tra noi arde,
[35]
a l’alto fine, io ti farò risposta
[40]
e quel son io che sù vi portai prima
[44]
ch’io ritrassi le ville circunstanti
[52]
E io a lui: «L’affetto che dimostri
[54]
ch’io veggio e noto in tutti li ardor vostri,
[59]
s’io posso prender tanta grazia, ch’io
[89]
e io con orazione e con digiuno,
[106]
S’io torni mai, lettore, a quel divoto
[107]
trïunfo per lo quale io piango spesso
[110]
nel foco il dito, in quant’ io vidi ’l segno
[113]
di gran virtù, dal quale io riconosco
[117]
quand’ io senti’ di prima l’aere tosco;
[135]
tal, ch’io sorrisi del suo vil sembiante;
[152]
volgendom’ io con li etterni Gemelli,
90. Paradiso • Canto XXIII
[13]
sì che, veggendola io sospesa e vaga,
[46]
«Apri li occhi e riguarda qual son io;
[49]
Io era come quei che si risente
[52]
quand’ io udi’ questa proferta, degna
[76]
Così Beatrice; e io, che a’ suoi consigli
[82]
vid’ io così più turbe di splendori,
[88]
Il nome del bel fior ch’io sempre invoco
[103]
«Io sono amore angelico, che giro
[117]
là dov’ io era, ancor non appariva:
91. Paradiso • Canto XXIV
[19]
Di quella ch’io notai di più carezza
[49]
così m’armava io d’ogne ragione
[53]
fede che è?». Ond’ io levai la fronte
[58]
«La Grazia che mi dà ch’io mi confessi»,
[59]
comincia’ io, «da l’alto primipilo,
[70]
E io appresso: «Le profonde cose
[86]
Ond’ io: «Sì ho, sì lucida e sì tonda,
[91]
onde ti venne?». E io: «La larga ploia
[97]
Io udi’ poi: «L’antica e la novella
[100]
E io: «La prova che ’l ver mi dischiude,
[107]
diss’ io, «sanza miracoli, quest’ uno
[121]
sì ch’io approvo ciò che fuori emerse;
[127]
comincia’ io, «tu vuo’ ch’io manifesti
[130]
E io rispondo: Io credo in uno Dio
[133]
e a tal creder non ho io pur prove
[143]
ch’io tocco mo, la mente mi sigilla
[152]
tre volte cinse me, sì com’ io tacqui,
[154]
io avea detto: sì nel dir li piacqui!
92. Paradiso • Canto XXV
[5]
del bello ovile ov’ io dormi’ agnello,
[11]
l’anime a Dio, quivi intra’ io, e poi
[38]
mi venne; ond’ io leväi li occhi a’ monti
[61]
a lui lasc’ io, ché non li saran forti
[67]
«Spene», diss’ io, «è uno attender certo
[77]
ne la pistola poi; sì ch’io son pieno,
[79]
Mentr’ io diceva, dentro al vivo seno
[85]
vuol ch’io respiri a te che ti dilette
[88]
E io: «Le nove e le scritture antiche
[106]
così vid’ io lo schiarato splendore
[138]
per non poter veder, benché io fossi
93. Paradiso • Canto XXVI
[1]
Mentr’ io dubbiava per lo viso spento,
[13]
Io dissi: «Al suo piacere e tosto e tardo
[15]
quand’ ella entrò col foco ond’ io sempr’ ardo.
[25]
E io: «Per filosofici argomenti
[42]
‘Io ti farò vedere ogne valore’.
[46]
E io udi’: «Per intelletto umano
[59]
la morte ch’el sostenne perch’ io viva,
[60]
e quel che spera ogne fedel com’ io,
[65]
de l’ortolano etterno, am’ io cotanto
[67]
Sì com’ io tacqui, un dolcissimo canto
[81]
d’un quarto lume ch’io vidi tra noi.
[88]
fec’ io in tanto in quant’ ella diceva,
[106]
perch’ io la veggio nel verace speglio
[124]
La lingua ch’io parlai fu tutta spenta
[140]
fu’ io, con vita pura e disonesta,
94. Paradiso • Canto XXVII
[4]
Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso
[19]
quand’ ïo udi’: «Se io mi trascoloro,
[20]
non ti maravigliar, ché, dicend’ io,
[52]
né ch’io fossi figura di sigillo
[54]
ond’ io sovente arrosso e disfavillo.
[63]
soccorrà tosto, sì com’ io concipio;
[66]
e non asconder quel ch’io non ascondo».
[70]
in sù vid’ io così l’etera addorno
[82]
sì ch’io vedea di là da Gade il varco
95. Paradiso • Canto XXVIII
[11]
ch’io feci riguardando ne’ belli occhi
[13]
E com’ io mi rivolsi e furon tocchi
[46]
E io a lei: «Se ’l mondo fosse posto
[47]
con l’ordine ch’io veggio in quelle rote,
[57]
ché io per me indarno a ciò contemplo».
[62]
quel ch’io ti dicerò, se vuo’ saziarti;
[94]
Io sentiva osannar di coro in coro
[132]
che li nomò e distinse com’ io.
96. Paradiso • Canto XXIX
[10]
Poi cominciò: «Io dico, e non dimando,
[11]
quel che tu vuoli udir, perch’ io l’ho visto
97. Paradiso • Canto XXX
[19]
La bellezza ch’io vidi si trasmoda
[20]
non pur di là da noi, ma certo io credo
[34]
Cotal qual io lascio a maggior bando
[56]
queste parole brievi, ch’io compresi
[85]
come fec’ io, per far migliori spegli
[95]
li fiori e le faville, sì ch’io vidi
[97]
O isplendor di Dio, per cu’ io vidi
98. Paradiso • Canto XXXI
[64]
E «Ov’ è ella?», sùbito diss’ io.
[109]
tal era io mirando la vivace
[118]
Io levai li occhi; e come da mattina
[131]
vid’ io più di mille angeli festanti,
[136]
e s’io avessi in dir tanta divizia
99. Paradiso • Canto XXXII
[14]
giù digradar, com’ io ch’a proprio nome
[50]
ma io discioglierò ’l forte legame
[88]
Io vidi sopra lei tanta allegrezza
[91]
che quantunque io avea visto davante,
[115]
Ma vieni omai con li occhi sì com’ io
100. Paradiso • Canto XXXIII
[28]
E io, che mai per mio veder non arsi
[46]
E io ch’al fine di tutt’ i disii
[47]
appropinquava, sì com’ io dovea,
[50]
perch’ io guardassi suso; ma io era
[61]
cotal son io, ché quasi tutta cessa
[76]
Io credo, per l’acume ch’io soffersi
[79]
E’ mi ricorda ch’io fui più ardito
[82]
Oh abbondante grazia ond’ io presunsi
[107]
pur a quel ch’io ricordo, che d’un fante
[110]
fosse nel vivo lume ch’io mirava,
[114]
mutandom’ io, a me si travagliava.
[136]
tal era io a quella vista nova: