Concordanze nella Divina Commedia di Dante (beta)

Testo dei Canti

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1. Inferno • Canto I

[16] guardai in alto e vidi le sue spalle
[90] ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi».
[115] ove udirai le disperate strida,
[120] quando che sia a le beate genti.
[121] A le quai poi se tu vorrai salire,

2. Inferno • Canto II

[3] da le fatiche loro; e io sol uno
[135] a le vere parole che ti porse!
[137] sì al venir con le parole tue,

3. Inferno • Canto III

[17] che tu vedrai le genti dolorose
[21] mi mise dentro a le segrete cose.
[55] e dietro le venìa sì lunga tratta
[74] le fa di trapassar parer sì pronte,
[76] Ed elli a me: «Le cose ti fier conte
[87] ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo.
[97] Quinci fuor quete le lanose gote
[102] ratto che ’nteser le parole crude.
[110] loro accennando, tutte le raccoglie;
[112] Come d’autunno si levan le foglie
[114] vede a la terra tutte le sue spoglie,

4. Inferno • Canto IV

[19] Ed elli a me: «L’angoscia de le genti
[29] ch’avean le turbe, ch’eran molte e grandi,
[130] Poi ch’innalzai un poco più le ciglia,

5. Inferno • Canto V

[5] essamina le colpe ne l’intrata;
[9] e quel conoscitor de le peccata
[25] Or incomincian le dolenti note
[35] quivi le strida, il compianto, il lamento;
[71] nomar le donne antiche e ’ cavalieri,

6. Inferno • Canto VI

[17] e ’l ventre largo, e unghiate le mani;
[23] le bocche aperse e mostrocci le sanne;
[25] E ’l duca mio distese le sue spanne,
[26] prese la terra, e con piene le pugna
[27] la gittò dentro a le bramose canne.
[35] la greve pioggia, e ponavam le piante
[70] Alte terrà lungo tempo le fronti,
[75] le tre faville c’hanno i cuori accesi».

7. Inferno • Canto VII

[13] Quali dal vento le gonfiate vele
[88] Le sue permutazion non hanno triegue:
[92] pur da color che le dovrien dar lode,
[108] al piè de le maligne piagge grige.

8. Inferno • Canto VIII

[10] Ed elli a me: «Su per le sucide onde
[40] Allor distese al legno ambo le mani;
[43] Lo collo poi con le braccia mi cinse;
[59] far di costui a le fangose genti,
[70] E io: «Maestro, già le sue meschite
[74] ch’entro l’affoca le dimostra rosse,
[78] le mura mi parean che ferro fosse.
[82] Io vidi più di mille in su le porte
[95] nel suon de le parole maladette,
[115] Chiuser le porte que’ nostri avversari
[118] Li occhi a la terra e le ciglia avea rase
[120] «Chi m’ha negate le dolenti case!».

9. Inferno • Canto IX

[12] che fur parole a le prime diverse;
[42] onde le fiere tempie erano avvinte.
[43] E quei, che ben conobbe le meschine
[45] «Guarda», mi disse, «le feroci Erine.
[59] mi volse, e non si tenne a le mie mani,
[60] che con le sue ancor non mi chiudessi.
[64] E già venìa su per le torbide onde
[66] per cui tremavano amendue le sponde,
[72] e fa fuggir le fiere e li pastori.
[76] Come le rane innanzi a la nimica
[81] passava Stige con le piante asciutte.
[97] Che giova ne le fata dar di cozzo?
[105] sicuri appresso le parole sante.
[119] per le quali eran sì del tutto accesi,
[129] più che non credi son le tombe carche.

10. Inferno • Canto X

[3] lo mio maestro, e io dopo le spalle.
[38] mi pinser tra le sepulture a lui,
[39] dicendo: «Le parole tue sien conte».
[45] ond’ ei levò le ciglia un poco in suso;
[64] Le sue parole e ’l modo de la pena
[101] le cose», disse, «che ne son lontano;

11. Inferno • Canto XI

[80] con le quai la tua Etica pertratta
[81] le tre disposizion che ’l ciel non vole,

12. Inferno • Canto XII

[21] ma vassi per veder le vostre pene».
[78] fece la barba in dietro a le mascelle.
[84] dove le due nature son consorti,
[136] le lagrime, che col bollor diserra,
[138] che fecero a le strade tanta guerra».

13. Inferno • Canto XIII

[10] Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno,
[11] che cacciar de le Strofade i Troiani
[58] Io son colui che tenni ambo le chiavi
[59] del cor di Federigo, e che le volsi,
[66] morte comune e de le corti vizio,
[73] Per le nove radici d’esto legno
[78] ancor del colpo che ’nvidia le diede».
[101] l’Arpie, pascendo poi de le sue foglie,
[106] Qui le strascineremo, e per la mesta
[114] ch’ode le bestie, e le frasche stormire.
[121] le gambe tue a le giostre dal Toppo!».
[132] per le rotture sanguinenti in vano.
[141] c’ha le mie fronde sì da me disgiunte,
[151] Io fei gibetto a me de le mie case».

14. Inferno • Canto XIV

[2] mi strinse, raunai le fronde sparte
[3] e rende’le a colui, ch’era già fioco.
[7] A ben manifestar le cose nove,
[35] con le sue schiere, acciò che lo vapore
[41] de le misere mani, or quindi or quinci
[44] tutte le cose, fuor che ’ demon duri
[80] che parton poi tra lor le peccatrici,
[82] Lo fondo suo e ambo le pendici
[102] quando piangea, vi facea far le grida.
[104] che tien volte le spalle inver’ Dammiata
[107] e puro argento son le braccia e ’l petto,
[114] le quali, accolte, fóran quella grotta.

15. Inferno • Canto XV

[20] e sì ver’ noi aguzzavan le ciglia
[52] Pur ier mattina le volsi le spalle:
[73] Faccian le bestie fiesolane strame
[96] come le piace, e ’l villan la sua marra».

16. Inferno • Canto XVI

[11] ricenti e vecchie, da le fiamme incese!
[13] A le lor grida il mio dottor s’attese;
[56] parole per le quali i’ mi pensai
[65] le membra tue», rispuose quelli ancora,
[72] assai ne cruccia con le sue parole».
[83] e torni a riveder le belle stelle,
[87] ali sembiar le gambe loro isnelle.
[125] de’ l’uom chiuder le labbra fin ch’el puote,
[127] ma qui tacer nol posso; e per le note

17. Inferno • Canto XVII

[14] lo dosso e ’l petto e ambedue le coste
[47] di qua, di là soccorrien con le mani
[88] tal divenn’ io a le parole porte;
[89] ma vergogna mi fé le sue minacce,
[96] con le braccia m’avvinse e mi sostenne;
[98] le rote larghe, e lo scender sia poco;
[105] e con le branche l’aere a sé raccolse.
[109] né quando Icaro misero le reni
[135] e, discarcate le nostre persone,

18. Inferno • Canto XVIII

[10] Quale, dove per guardia de le mura
[37] Ahi come facean lor levar le berze
[38] a le prime percosse! già nessuno
[39] le seconde aspettava né le terze.
[49] se le fazion che porti non son false,
[105] e sé medesma con le palme picchia.
[106] Le ripe eran grommate d’una muffa,
[125] «Qua giù m’hanno sommerso le lusinghe
[136] E quinci sian le nostre viste sazie».

19. Inferno • Canto XIX

[2] che le cose di Dio, che di bontate
[13] Io vidi per le coste e per lo fondo
[23] d’un peccator li piedi e de le gambe
[25] Le piante erano a tutti accese intrambe;
[26] per che sì forte guizzavan le giunte,
[28] Qual suole il fiammeggiar de le cose unte
[30] tal era lì dai calcagni a le punte.
[75] per le fessure de la pietra piatti.
[92] ch’ei ponesse le chiavi in sua balìa?
[101] la reverenza de le somme chiavi
[109] quella che con le sette teste nacque,
[110] e da le diece corna ebbe argomento,
[120] forte spingava con ambo le piote.
[123] lo suon de le parole vere espresse.
[124] Però con ambo le braccia mi prese;
[132] che sarebbe a le capre duro varco.

20. Inferno • Canto XX

[9] che fanno le letane in questo mondo.
[13] ché da le reni era tornato ’l volto,
[24] le natiche bagnava per lo fesso.
[37] Mira c’ha fatto petto de le spalle;
[42] cangiandosi le membra tutte quante;
[45] che rïavesse le maschili penne.
[50] per sua dimora; onde a guardar le stelle
[52] E quella che ricuopre le mammelle,
[53] che tu non vedi, con le trecce sciolte,
[94] Già fuor le genti sue dentro più spesse,
[107] porge la barba in su le spalle brune,
[109] sì ch’a pena rimaser per le cune—
[117] de le magiche frode seppe ’l gioco.
[121] Vedi le triste che lasciaron l’ago,
[126] sotto Sobilia Caino e le spine;

21. Inferno • Canto XXI

[12] le coste a quel che più vïaggi fece;
[20] mai che le bolle che ’l bollor levava,
[62] non temer tu, ch’i’ ho le cose conte,
[124] Cercate ’ntorno le boglienti pane;
[126] che tutto intero va sovra le tane».
[132] e con le ciglia ne minaccian duoli?».

22. Inferno • Canto XXII

[35] li arruncigliò le ’mpegolate chiome
[59] ma Barbariccia il chiuse con le braccia
[74] giuso a le gambe; onde ’l decurio loro
[90] le lingue lor non si sentono stanche.
[101] sì ch’ei non teman de le lor vendette;
[122] fermò le piante a terra, e in un punto

23. Inferno • Canto XXIII

[39] e vede presso a sé le fiamme accese,
[48] quand’ ella più verso le pale approccia,
[66] che Federigo le mettea di paglia.
[98] quant’ i’ veggio dolor giù per le guance?
[100] E l’un rispuose a me: «Le cappe rance
[102] fan così cigolar le lor bilance.
[148] dietro a le poste de le care piante.

24. Inferno • Canto XXIV

[3] e già le notti al mezzo dì sen vanno,
[15] e fuor le pecorelle a pascer caccia.
[22] Le braccia aperse, dopo alcun consiglio
[94] con serpi le man dietro avean legate;
[95] quelle ficcavan per le ren la coda
[99] là dove ’l collo a le spalle s’annoda.

25. Inferno • Canto XXV

[1] Al fine de le sue parole il ladro
[2] le mani alzò con amendue le fiche,
[3] gridando: «Togli, Dio, ch’a te le squadro!».
[4] Da indi in qua mi fuor le serpi amiche,
[7] e un’altra a le braccia, e rilegollo,
[22] Sovra le spalle, dietro da la coppa,
[31] onde cessar le sue opere biece
[33] gliene diè cento, e non sentì le diece».
[49] Com’ io tenea levate in lor le ciglia,
[53] e con li anterïor le braccia prese;
[55] li diretani a le cosce distese,
[57] e dietro per le ren sù la ritese.
[60] per l’altrui membra avviticchiò le sue.
[73] Fersi le braccia due di quattro liste;
[74] le cosce con le gambe e ’l ventre e ’l casso
[101] non trasmutò sì ch’amendue le forme
[106] Le gambe con le cosce seco stesse
[112] Io vidi intrar le braccia per l’ascelle,
[122] non torcendo però le lucerne empie,
[123] sotto le quai ciascun cambiava muso.
[124] Quel ch’era dritto, il trasse ver’ le tempie,
[126] uscir li orecchi de le gote scempie;
[129] e le labbra ingrossò quanto convenne.
[132] come face le corna la lumaccia;
[139] Poscia li volse le novelle spalle,

26. Inferno • Canto XXVI

[13] Noi ci partimmo, e su per le scalee
[17] tra le schegge e tra ’ rocchi de lo scoglio
[127] Tutte le stelle già de l’altro polo

27. Inferno • Canto XXVII

[15] si convertïan le parole grame.
[45] sotto le branche verdi si ritrova.
[49] Le città di Lamone e di Santerno
[71] che mi rimise ne le prime colpe;
[76] Li accorgimenti e le coperte vie
[81] calar le vele e raccoglier le sarte,
[99] perché le sue parole parver ebbre.
[104] come tu sai; però son due le chiavi

28. Inferno • Canto XXVIII

[2] dicer del sangue e de le piaghe a pieno
[25] Tra le gambe pendevan le minugia;
[29] guardommi e con le man s’aperse il petto,
[41] però che le ferite son richiuse
[45] ch’è giudicata in su le tue accuse?».
[65] e tronco ’l naso infin sotto le ciglia,
[121] e ’l capo tronco tenea per le chiome,
[129] per appressarne le parole sue,

29. Inferno • Canto XXIX

[1] La molta gente e le diverse piaghe
[2] avean le luci mie sì inebrïate,
[8] pensa, se tu annoverar le credi,
[45] ond’ io li orecchi con le man copersi.
[51] qual suol venir de le marcite membre.
[62] cascaron tutti, e poi le genti antiche,
[67] Qual sovra ’l ventre e qual sovra le spalle
[72] che non potean levar le lor persone.
[83] come coltel di scardova le scaglie
[85] «O tu che con le dita ti dismaglie»,
[118] Ma ne l’ultima bolgia de le diece
[126] che seppe far le temperate spese,

30. Inferno • Canto XXX

[7] gridò: «Tendiam le reti, sì ch’io pigli
[21] tanto il dolor le fé la mente torta.
[53] le membra con l’omor che mal converte,
[55] faceva lui tener le labbra aperte
[81] ma che mi val, c’ho le membra legate?
[107] lo muover per le membra che son gravi,

31. Inferno • Canto XXXI

[23] per le tenebre troppo da la lungi,
[47] le spalle e ’l petto e del ventre gran parte,
[48] e per le coste giù ambo le braccia.
[94] Fïalte ha nome, e fece le gran prove
[96] le braccia ch’el menò, già mai non move».
[111] s’io non avessi viste le ritorte.
[117] quand’ Anibàl co’ suoi diede le spalle,
[131] le man distese, e prese ’l duca mio,

32. Inferno • Canto XXXII

[1] S’ïo avessi le rime aspre e chiocce,
[20] va sì, che tu non calchi con le piante
[21] le teste de’ fratei miseri lassi».
[47] gocciar su per le labbra, e ’l gelo strinse
[48] le lagrime tra essi e riserrolli.
[77] non so; ma, passeggiando tra le teste,
[89] percotendo», rispuose, «altrui le gote,
[107] non ti basta sonar con le mascelle,
[131] le tempie a Menalippo per disdegno,

33. Inferno • Canto XXXIII

[7] Ma se le mie parole esser dien seme
[58] ambo le man per lo dolor mi morsi;
[63] queste misere carni, e tu le spoglia”.
[79] Ahi Pisa, vituperio de le genti
[86] d’aver tradita te de le castella,
[97] ché le lagrime prime fanno groppo,
[119] i’ son quel da le frutta del mal orto,
[126] innanzi ch’Atropòs mossa le dea.
[128] le ’nvetrïate lagrime dal volto,

34. Inferno • Canto XXXIV

[14] quella col capo e quella con le piante;
[31] che i giganti non fan con le sue braccia:
[35] e contra ’l suo fattore alzò le ciglia,
[63] che ’l capo ha dentro e fuor le gambe mena.
[73] appigliò sé a le vellute coste;
[75] tra ’l folto pelo e le gelate croste.
[79] volse la testa ov’ elli avea le zanche,
[90] e vidili le gambe in sù tenere;
[137] tanto ch’i’ vidi de le cose belle
[139] E quindi uscimmo a riveder le stelle.

35. Purgatorio • Canto I

[1] Per correr miglior acque alza le vele
[11] di cui le Piche misere sentiro
[37] Li raggi de le quattro luci sante
[46] Son le leggi d’abisso così rotte?
[48] che, dannati, venite a le mie grotte?».
[51] reverenti mi fé le gambe e ’l ciglio.
[59] ma per la sua follia le fu sì presso,
[105] però ch’a le percosse non seconda.
[124] ambo le mani in su l’erbetta sparte
[127] porsi ver’ lui le guance lagrimose;

36. Purgatorio • Canto II

[5] uscia di Gange fuor con le Bilance,
[6] che le caggion di man quando soverchia;
[7] sì che le bianche e le vermiglie guance,
[28] gridò: «Fa, fa che le ginocchia cali.
[29] Ecco l’angel di Dio: piega le mani;
[56] lo sol, ch’avea con le saette conte
[80] tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
[119] a le sue note; ed ecco il veglio onesto

37. Purgatorio • Canto III

[48] che ’ndarno vi sarien le gambe pronte.
[79] Come le pecorelle escon del chiuso
[102] coi dossi de le man faccendo insegna.
[130] Or le bagna la pioggia e move il vento
[132] dov’ e’ le trasmutò a lume spento.

38. Purgatorio • Canto IV

[28] dico con l’ale snelle e con le piume
[49] Sì mi spronaron le parole sue,
[107] sedeva e abbracciava le ginocchia,
[121] Li atti suoi pigri e le corte parole
[122] mosser le labbra mie un poco a riso;

39. Purgatorio • Canto V

[13] Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
[47] con quelle membra con le quai nascesti»,
[72] pur ch’i’ possa purgar le gravi offese.
[82] Corsi al palude, e le cannucce e ’l braco
[84] de le mie vene farsi in terra laco».
[128] voltòmmi per le ripe e per lo fondo,

40. Purgatorio • Canto VI

[3] repetendo le volte, e tristo impara;
[13] Quiv’ era l’Aretin che da le braccia
[16] Quivi pregava con le mani sporte
[85] Cerca, misera, intorno da le prode
[86] le tue marine, e poi ti guarda in seno,
[100] giusto giudicio da le stelle caggia
[124] Ché le città d’Italia tutte piene
[150] che non può trovar posa in su le piume,

41. Purgatorio • Canto VII

[13] tal parve quelli; e poi chinò le ciglia,
[20] S’io son d’udir le tue parole degno,
[34] quivi sto io con quei che le tre sante
[95] sanar le piaghe c’hanno Italia morta,
[100] Ottacchero ebbe nome, e ne le fasce

42. Purgatorio • Canto VIII

[10] Ella giunse e levò ambo le palme,
[14] le uscìo di bocca e con sì dolci note,
[18] avendo li occhi a le superne rote.
[27] tronche e private de le punte sue.
[42] tutto gelato, a le fidate spalle.
[44] tra le grandi ombre, e parleremo ad esse;
[57] a piè del monte per le lontane acque?».
[70] quando sarai di là da le larghe onde,
[74] poscia che trasmutò le bianche bende,
[75] le quai convien che, misera!, ancor brami.
[79] Non le farà sì bella sepultura
[86] pur là dove le stelle son più tarde,
[91] Ond’ elli a me: «Le quattro chiare stelle
[106] Sentendo fender l’aere a le verdi ali,
[108] suso a le poste rivolando iguali.

43. Purgatorio • Canto IX

[3] fuor de le braccia del suo dolce amico;
[18] a le sue visïon quasi è divina,
[38] trafuggò lui dormendo in le sue braccia,
[60] sen venne suso; e io per le sue orme.
[103] Sovra questo tenëa ambo le piante
[127] Da Pier le tegno; e dissemi ch’i’ erri
[137] Tarpëa, come tolto le fu il buono
[145] ch’or sì or no s’intendon le parole.

44. Purgatorio • Canto X

[132] si vede giugner le ginocchia al petto,

45. Purgatorio • Canto XI

[34] Ben si de’ loro atar lavar le note
[36] possano uscire a le stellate ruote.
[46] Le lor parole, che rendero a queste
[82] «Frate», diss’ elli, «più ridon le carte
[123] a recar Siena tutta a le sue mani.

46. Purgatorio • Canto XII

[15] veder lo letto de le piante tue».
[17] sovra i sepolti le tombe terragne
[21] che solo a’ pïi dà de le calcagne;
[33] mirar le membra d’i Giganti sparte.
[35] quasi smarrito, e riguardar le genti
[60] e anche le reliquie del martiro.
[91] Le braccia aperse, e indi aperse l’ale;
[104] per le scalee che si fero ad etade
[109] Noi volgendo ivi le nostre persone,
[133] e con le dita de la destra scempie
[134] trovai pur sei le lettere che ’ncise
[135] quel da le chiavi a me sovra le tempie:

47. Purgatorio • Canto XIII

[39] tratte d’amor le corde de la ferza.
[65] non pur per lo sonar de le parole,
[82] da l’altra parte m’eran le divote
[84] premevan sì, che bagnavan le gote.
[88] se tosto grazia resolva le schiume

48. Purgatorio • Canto XIV

[53] trova le volpi sì piene di froda,
[54] che non temono ingegno che le occùpi.
[109] le donne e ’ cavalier, li affanni e li agi
[149] mostrandovi le sue bellezze etterne,

49. Purgatorio • Canto XV

[12] e stupor m’eran le cose non conte;
[13] ond’ io levai le mani inver’ la cima
[14] de le mie ciglia, e fecimi ’l solecchio,
[42] prode acquistar ne le parole sue;
[65] la mente pur a le cose terrene,
[80] come son già le due, le cinque piaghe,
[84] sì che tacer mi fer le luci vaghe.
[95] giù per le gote che ’l dolor distilla
[116] a le cose che son fuor di lei vere,
[122] velando li occhi e con le gambe avvolte,
[126] quando le gambe mi furon sì tolte».
[129] le tue cogitazion, quantunque parve.

50. Purgatorio • Canto XVI

[18] l’Agnel di Dio che le peccata leva.
[19] Pur ‘Agnus Dei’ eran le loro essordia;
[45] e tue parole fier le nostre scorte».
[77] ne le prime battaglie col ciel dura,
[97] Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?

51. Purgatorio • Canto XVII

[72] che le stelle apparivan da più lati.
[75] la possa de le gambe posta in triegue.
[108] da l’odio proprio son le cose tute;

52. Purgatorio • Canto XVIII

[40] «Le tue parole e ’l mio seguace ingegno»,
[56] de le prime notizie, omo non sape,
[77] facea le stelle a noi parer più rade,
[86] sovra le mie quistioni avea ricolta,
[90] le nostre spalle a noi era già volta.
[135] che vedesse Iordan le rede sue.

53. Purgatorio • Canto XIX

[6] surger per via che poco le sta bruna—,
[9] con le man monche, e di colore scialba.
[11] le fredde membra che la notte aggrava,
[12] così lo sguardo mio le facea scorta
[15] com’ amor vuol, così le colorava.
[39] e andavam col sol novo a le reni.
[49] Mosse le penne poi e ventilonne,
[61] Bastiti, e batti a terra le calcagne;
[63] lo rege etterno con le rote magne».
[81] le vostre destre sien sempre di fori».
[90] le cui parole pria notar mi fenno,
[119] in alto, fisso a le cose terrene,
[124] ne’ piedi e ne le man legati e presi;
[133] «Drizza le gambe, lèvati sù, frate!»,

54. Purgatorio • Canto XX

[14] le condizion di qua giù trasmutarsi,
[32] che fece Niccolò a le pulcelle,
[55] trova’mi stretto ne le mani il freno
[60] cominciar di costor le sacrate ossa.
[93] portar nel Tempio le cupide vele.
[110] come furò le spoglie, sì che l’ira

55. Purgatorio • Canto XXI

[54] dov’ ha ’l vicario di Pietro le piante.
[63] l’alma sorprende, e di voler le giova.
[81] qui se’, ne le parole tue mi cappia».
[83] del sommo rege, vendicò le fóra
[90] dove mertai le tempie ornar di mirto.
[94] Al mio ardor fuor seme le faville,

56. Purgatorio • Canto XXII

[5] detto n’avea beati, e le sue voci
[30] per le vere ragion che son nascose.
[42] voltando sentirei le giostre grame.
[44] potean le mani a spendere, e pente’mi
[55] «Or quando tu cantasti le crude armi
[63] poscia di retro al pescator le vele?».
[65] verso Parnaso a ber ne le sue grotte,
[69] ma dopo sé fa le persone dotte,
[102] che le Muse lattar più ch’altri mai,
[105] che sempre ha le nutrice nostre seco.
[109] Quivi si veggion de le genti tue
[114] e con le suore sue Deïdamia».
[118] e già le quattro ancelle eran del giorno
[122] le destre spalle volger ne convegna,
[130] Ma tosto ruppe le dolci ragioni
[138] e si spandeva per le foglie suso.
[140] e una voce per entro le fronde
[143] fosser le nozze orrevoli e intere,
[145] E le Romane antiche, per lor bere,
[149] fé savorose con fame le ghiande,
[151] Mele e locuste furon le vivande

57. Purgatorio • Canto XXIII

[95] ne le femmine sue più è pudica
[101] a le sfacciate donne fiorentine
[102] l’andar mostrando con le poppe il petto.
[106] Ma se le svergognate fosser certe
[108] già per urlare avrian le bocche aperte;
[110] prima fien triste che le guance impeli

58. Purgatorio • Canto XXIV

[5] per le fosse de li occhi ammirazione
[22] ebbe la Santa Chiesa in le sue braccia:
[48] dichiareranti ancor le cose vere.
[50] trasse le nove rime, cominciando
[58] Io veggio ben come le vostre penne
[60] che de le nostre certo non avvenne;
[102] come la mente a le parole sue,
[106] Vidi gente sott’ esso alzar le mani
[107] e gridar non so che verso le fronde,
[118] Sì tra le frasche non so chi diceva;

59. Purgatorio • Canto XXV

[30] che sia or sanator de le tue piage».
[34] Poi cominciò: «Se le parole mie,
[42] ch’a farsi quelle per le vene vane.
[57] ad organar le posse ond’ è semente.
[86] mirabilmente a l’una de le rive;
[87] quivi conosce prima le sue strade.
[90] così e quanto ne le membra vive.
[104] quindi facciam le lagrime e ’ sospiri

60. Purgatorio • Canto XXVI

[43] Poi, come grue ch’a le montagne Rife
[56] le membra mie di là, ma son qui meco
[57] col sangue suo e con le sue giunture.
[73] «Beato te, che de le nostre marche»,
[87] che s’imbestiò ne le ’mbestiate schegge.
[109] Ma se le tue parole or ver giuraro,

61. Purgatorio • Canto XXVII

[16] In su le man commesse mi protesi,
[19] Volsersi verso me le buone scorte;
[30] con le tue mani al lembo d’i tuoi panni.
[70] E pria che ’n tutte le sue parti immense
[77] le capre, state rapide e proterve
[78] sovra le cime avante che sien pranse,
[89] ma, per quel poco, vedea io le stelle
[93] anzi che ’l fatto sia, sa le novelle.
[102] le belle mani a farmi una ghirlanda.
[107] com’ io de l’addornarmi con le mani;
[112] le tenebre fuggian da tutti lati,
[117] oggi porrà in pace le tue fami».
[123] al volo mi sentia crescer le penne.

62. Purgatorio • Canto XXVIII

[10] per cui le fronde, tremolando, pronte
[14] tanto, che li augelletti per le cime
[17] cantando, ricevieno intra le foglie,
[18] che tenevan bordone a le sue rime,
[52] Come si volge, con le piante strette
[65] sotto le ciglia a Venere, trafitta
[68] trattando più color con le sue mani,

63. Purgatorio • Canto XXIX

[5] per le salvatiche ombre, disïando
[11] quando le ripe igualmente dier volta,
[51] e ne le voci del cantare ‘Osanna’.
[62] sì ne l’affetto de le vive luci,
[73] e vidi le fiammelle andar davante,
[86] ne le figlie d’Adamo, e benedette
[87] sieno in etterno le bellezze tue!».
[95] le penne piene d’occhi; e li occhi d’Argo,
[103] e quali i troverai ne le sue carte,
[104] tali eran quivi, salvo ch’a le penne
[110] tra la mezzana e le tre e tre liste,
[113] le membra d’oro avea quant’ era uccello,
[124] l’altr’ era come se le carni e l’ossa
[154] fermandosi ivi con le prime insegne.

64. Purgatorio • Canto XXX

[29] che da le mani angeliche saliva
[53] valse a le guance nette di rugiada,
[67] Tutto che ’l vel che le scendea di testa,
[68] cerchiato de le fronde di Minerva,
[85] Sì come neve tra le vive travi
[93] dietro a le note de li etterni giri;
[94] ma poi che ’ntesi ne le dolci tempre
[101] del carro stando, a le sustanze pie
[102] volse le sue parole così poscia:
[109] Non pur per ovra de le rote magne,
[111] secondo che le stelle son compagne,
[134] con le quali e in sogno e altrimenti
[138] fuor che mostrarli le perdute genti.

65. Purgatorio • Canto XXXI

[11] Rispondi a me; ché le memorie triste
[15] al quale intender fuor mestier le viste.
[33] e le labbra a fatica la formaro.
[34] Piangendo dissi: «Le presenti cose
[45] udendo le serene, sie più forte,
[50] piacer, quanto le belle membra in ch’io
[56] de le cose fallaci, levar suso
[58] Non ti dovea gravar le penne in giuso,
[79] e le mie luci, ancor poco sicure,
[100] La bella donna ne le braccia aprissi;
[104] dentro a la danza de le quattro belle;
[111] le tre di là, che miran più profondo».
[115] Disser: «Fa che le viste non risparmi;
[117] ond’ Amor già ti trasse le sue armi».

66. Purgatorio • Canto XXXII

[18] col sole e con le sette fiamme al volto.
[25] Indi a le rote si tornar le donne,
[52] Come le nostre piante, quando casca
[60] che prima avea le ramora sì sole.
[97] In cerchio le facevan di sé claustro
[98] le sette ninfe, con quei lumi in mano
[114] non che d’i fiori e de le foglie nove;
[131] tr’ambo le ruote, e vidi uscirne un drago
[143] mise fuor teste per le parti sue,
[145] Le prime eran cornute come bue,
[146] ma le quattro un sol corno avean per fronte:
[150] m’apparve con le ciglia intorno pronte;
[156] la flagellò dal capo infin le piante;

67. Purgatorio • Canto XXXIII

[3] le donne incominciaro, e lagrimando;
[13] Poi le si mise innanzi tutte e sette,
[38] l’aguglia che lasciò le penne al carro,
[49] ma tosto fier li fatti le Naiade,
[55] E aggi a mente, quando tu le scrivi,
[101] le mie parole, quanto converrassi
[109] le sette donne al fin d’un’ombra smorta,
[139] ma perché piene son tutte le carte
[145] puro e disposto a salire a le stelle.

68. Paradiso • Canto I

[21] de la vagina de le membra sue.
[26] venire, e coronarmi de le foglie
[56] a le nostre virtù, mercé del loco
[66] le luci fissi, di là sù rimote.
[95] per le sorrise parolette brevi,
[103] e cominciò: «Le cose tutte quante
[118] né pur le creature che son fore

69. Paradiso • Canto II

[119] le distinzion che dentro da sé hanno
[137] multiplicata per le stelle spiega,

70. Paradiso • Canto III

[13] tornan d’i nostri visi le postille
[15] non vien men forte a le nostre pupille;
[32] ché la verace luce che le appaga
[113] sorella fu, e così le fu tolta
[114] di capo l’ombra de le sacre bende.

71. Paradiso • Canto IV

[23] parer tornarsi l’anime a le stelle,
[25] Queste son le question che nel tuo velle
[141] che, vinta, mia virtute diè le reni,

72. Paradiso • Canto V

[23] di che le creature intelligenti,
[135] le temperanze d’i vapori spessi,

73. Paradiso • Canto VI

[7] e sotto l’ombra de le sacre penne
[12] d’entro le leggi trassi il troppo e ’l vano.
[18] mi dirizzò con le parole sue.
[40] E sai ch’el fé dal mal de le Sabine
[42] vincendo intorno le genti vicine.
[95] la Santa Chiesa, sotto le sue ali
[136] E poi il mosser le parole biece

74. Paradiso • Canto VII

[12] che mi diseta con le dolci stille’.
[23] e tu ascolta, ché le mie parole
[66] sì che dispiega le bellezze etterne.
[72] a la virtute de le cose nove.
[73] Più l’è conforme, e però più le piace;
[103] Dunque a Dio convenia con le vie sue
[110] di proceder per tutte le sue vie,
[139] L’anima d’ogne bruto e de le piante
[141] lo raggio e ’l moto de le luci sante;

75. Paradiso • Canto VIII

[6] le genti antiche ne l’antico errore;
[57] di mio amor più oltre che le fronde.
[66] poi che le ripe tedesche abbandona.
[100] E non pur le nature provedute
[123] convien di vostri effetti le radici:

76. Paradiso • Canto IX

[12] drizzando in vanità le vostre tempie!
[27] e le fontane di Brenta e di Piava,
[48] per essere al dover le genti crude;
[83] incominciaro allor le sue parole,
[109] Ma perché tutte le tue voglie piene
[128] che pria volse le spalle al suo fattore
[131] c’ha disvïate le pecore e li agni,

77. Paradiso • Canto X

[32] congiunto, si girava per le spire
[46] E se le fantasie nostre son basse
[61] Non le dispiacque; ma sì se ne rise,
[75] dal muto aspetti quindi le novelle.
[81] fin che le nove note hanno ricolte.
[122] di luce in luce dietro a le mie lode,

78. Paradiso • Canto XI

[36] che quinci e quindi le fosser per guida.
[47] da Porta Sole; e di rietro le piange
[62] et coram patre le si fece unito;
[88] Né li gravò viltà di cuor le ciglia
[108] che le sue membra due anni portarno.
[127] e quanto le sue pecore remote
[132] che le cappe fornisce poco panno.
[133] Or, se le mie parole non son fioche,

79. Paradiso • Canto XII

[20] volgiensi circa noi le due ghirlande,
[28] del cor de l’una de le luci nove
[47] Zefiro dolce le novelle fronde
[50] dietro a le quali, per la lunga foga,
[61] Poi che le sponsalizie fuor compiute
[66] ch’uscir dovea di lui e de le rede;
[102] dove le resistenze eran più grosse.
[116] coi piedi a le sue orme, è tanto volta,

80. Paradiso • Canto XIII

[65] le cose generate, che produce
[90] comincerebber le parole tue.
[128] che furon come spade a le Scritture
[130] Non sien le genti, ancor, troppo sicure
[132] le biade in campo pria che sien mature;

81. Paradiso • Canto XIV

[64] forse non pur per lor, ma per le mamme,
[114] le minuzie d’i corpi, lunghe e corte,

82. Paradiso • Canto XV

[5] e fece quïetar le sante corde
[9] ch’io le pregassi, a tacer fur concorde?
[54] ch’a l’alto volo ti vestì le piume.
[117] e le sue donne al fuso e al pennecchio.
[123] che prima i padri e le madri trastulla;

83. Paradiso • Canto XVI

[9] lo tempo va dintorno con le force.
[12] ricominciaron le parole mie;
[26] quanto era allora, e chi eran le genti
[67] Sempre la confusion de le persone
[72] più e meglio una che le cinque spade.
[76] udir come le schiatte si disfanno
[78] poscia che le cittadi termine hanno.
[79] Le vostre cose tutte hanno lor morte,
[81] che dura molto, e le vite son corte.
[108] a le curule Sizii e Arrigucci.
[110] per lor superbia! e le palle de l’oro
[141] le nozze süe per li altrui conforti!

84. Paradiso • Canto XVII

[14] che, come veggion le terrene menti
[16] così vedi le cose contingenti
[33] l’Agnel di Dio che le peccata tolle,
[61] E quel che più ti graverà le spalle,
[79] Non se ne son le genti ancora accorte
[85] Le sue magnificenze conosciute
[87] non ne potran tener le lingue mute.
[94] Poi giunse: «Figlio, queste son le chiose
[95] di quel che ti fu detto; ecco le ’nsidie
[102] in quella tela ch’io le porsi ordita,
[134] che le più alte cime più percuote;

85. Paradiso • Canto XVIII

[55] e vidi le sue luci tanto mere,
[84] ed essi teco le cittadi e ’ regni,
[86] le lor figure com’ io l’ho concette:
[90] le parti sì, come mi parver dette.
[99] cantando, credo, il ben ch’a sé le move.
[127] Già si solea con le spade far guerra;

86. Paradiso • Canto XIX

[17] sì fatta, che le genti lì malvage
[54] di che tutte le cose son ripiene,
[98] son le mie note a te, che non le ’ntendi,

87. Paradiso • Canto XX

[30] quali aspettava il core ov’ io le scrissi.
[55] L’altro che segue, con le leggi e meco,
[69] fosse la quinta de le luci sante?
[89] perch’ io le dico, ma non vedi come;
[126] e riprendiene le genti perverse.
[146] ch’io vidi le due luci benedette,
[148] con le parole mover le fiammette.

88. Paradiso • Canto XXI

[7] ché la bellezza mia, che per le scale
[35] le pole insieme, al cominciar del giorno,
[36] si movono a scaldar le fredde piume;
[78] a questo officio tra le tue consorte».
[103] Sì mi prescrisser le parole sue,
[138] e ogne giro le facea più belle.

89. Paradiso • Canto XXII

[44] ch’io ritrassi le ville circunstanti
[75] rimasa è per danno de le carte.
[76] Le mura che solieno esser badia
[77] fatte sono spelonche, e le cocolle
[108] le mie peccata e ’l petto mi percuoto,
[126] aver le luci tue chiare e acute;
[134] le sette spere, e vidi questo globo
[153] tutta m’apparve da’ colli a le foci;

90. Paradiso • Canto XXIII

[3] la notte che le cose ci nasconde,
[19] e Bëatrice disse: «Ecco le schiere
[26] Trivïa ride tra le ninfe etterne
[30] come fa ’l nostro le viste superne;
[38] ch’aprì le strade tra ’l cielo e la terra,
[56] che Polimnïa con le suore fero
[91] e come ambo le luci mi dipinse
[122] tende le braccia, poi che ’l latte prese,
[139] colui che tien le chiavi di tal gloria.

91. Paradiso • Canto XXIV

[35] a cui Nostro Segnor lasciò le chiavi,
[65] e argomento de le non parventi;
[69] tra le sustanze, e poi tra li argomenti».
[70] E io appresso: «Le profonde cose
[93] in su le vecchie e ’n su le nuove cuoia,
[113] risonò per le spere un ‘Dio laudamo’

92. Paradiso • Canto XXV

[49] E quella pïa che guidò le penne
[50] de le mie ali a così alto volo,
[88] E io: «Le nove e le scritture antiche
[95] là dove tratta de le bianche stole,
[99] a che rispuoser tutte le carole.
[117] poscia che prima le parole sue.
[127] Con le due stole nel beato chiostro
[128] son le due luci sole che saliro;

93. Paradiso • Canto XXVI

[39] di tutte le sustanze sempiterne.
[64] Le fronde onde s’infronda tutto l’orto

94. Paradiso • Canto XXVII

[10] Dinanzi a li occhi miei le quattro face
[37] Poi procedetter le parole sue
[49] né che le chiavi che mi fuor concesse,
[93] in carne umana o ne le sue pitture,
[100] Le parti sue vivissime ed eccelse
[119] le sue radici e ne li altri le fronde,
[123] di trarre li occhi fuor de le tue onde!
[126] in bozzacchioni le sosine vere.
[129] pria fugge che le guance sian coperte.
[146] le poppe volgerà u’ son le prore,

95. Paradiso • Canto XXVIII

[50] veder le volte tanto più divine,
[69] s’elli ha le parti igualmente compiute.
[75] de le sustanze che t’appaion tonde,
[84] con le bellezze d’ogne sua paroffia;
[88] E poi che le parole sue restaro,

96. Paradiso • Canto XXIX

[32] a le sustanze; e quelle furon cima
[61] per che le viste lor furo essaltate
[68] puoi contemplare assai, se le parole
[70] Ma perché ’n terra per le vostre scole
[106] sì che le pecorelle, che non sanno,
[108] e non le scusa non veder lo danno.
[112] e quel tanto sonò ne le sue guance,

97. Paradiso • Canto XXX

[89] de le palpebre mie, così mi parve
[95] li fiori e le faville, sì ch’io vidi
[96] ambo le corti del ciel manifeste.
[129] quanto è ’l convento de le bianche stole!

98. Paradiso • Canto XXXI

[13] Le facce tutte avean di fiamma viva
[24] sì che nulla le puote essere ostante.
[36] a le cose mortali andò di sopra;
[60] vestito con le genti glorïose.
[61] Diffuso era per li occhi e per le gene
[69] nel trono che suoi merti le sortiro».
[81] in inferno lasciar le tue vestige,
[130] e a quel mezzo, con le penne sparte,

99. Paradiso • Canto XXXII

[18] dirimendo del fior tutte le chiome;
[21] a che si parton le sacre scalee.
[23] di tutte le sue foglie, sono assisi
[41] a mezzo il tratto le due discrezioni,
[47] e anche per le voci püerili,
[64] le menti tutte nel suo lieto aspetto
[79] poi che le prime etadi fuor compiute,
[89] piover, portata ne le menti sante
[96] dinanzi a lei le sue ali distese.
[121] colui che da sinistra le s’aggiusta
[125] di Santa Chiesa a cui Cristo le chiavi
[138] quando chinavi, a rovinar, le ciglia.

100. Paradiso • Canto XXXIII

[24] le vite spiritali ad una ad una,
[39] per li miei prieghi ti chiudon le mani!».
[42] quanto i devoti prieghi le son grati;
[65] così al vento ne le foglie levi
[139] ma non eran da ciò le proprie penne: